L'assessora Gibelli: «Alla cultura non serve l’ideologia»

TRIESTE. Risponde dal Pirellone perché, fino a fine mese, deve chiudere il rapporto di lavoro con la società Navigli Lombardi. Ma, precisa, «uso ferie e permessi non retribuiti». E aggiunge: «Sto studiando la legislazione regionale, non la stravolgerò». Tiziana Gibelli, l’assessore che non ti aspetti, fotografie con Riccardo Lombardi e Bettino Craxi in ufficio, spiega come i forzisti locali l’hanno convinta a entrare in giunta Fedriga, a Cultura e Sport.
Com’è andata?
Nessun mistero. Gli amici Franco Dal Mas e Sandra Savino mi hanno chiamato inopinatamente e non ho nemmeno risposto gentilmente. Ho 65 anni, non cerco visibilità, non ho prospettive politiche.
E poi?
Non hanno mollato, ma ho resistito. Da lunedì a giovedì.
Il venerdì l’hanno presentata.
C’era stata nel frattempo la telefonata cortesissima di Massimiliano Fedriga.
Hanno detto che lei era già in pensione.
Sciocchezze. Ho un impegno con Navigli Lombardi fino al 30 giugno e avevo fatto l’Ape volontaria per andare in pensione due anni prima, convinta di meritarmi un po’ di riposo.
L’hanno anche definita assessore “ufo”.
Eppure il mio curriculum è ben visibile nel sito di Navigli Lombardi. Trent’anni di lavoro nel privato, quindi, nel 2007, l’ingresso nel pubblico alla direzione Cultura della Regione Lombardia. A metà degli anni Ottanta faceva l’assessore provinciale al mattino. Continuando a lavorare il pomeriggio. A parte gli ultimi anni, quelli di Tangentopoli, periodo non dei più tranquilli.
Per chi ha votato il 4 marzo?
Per Forza Italia.
Iscritta?
No. Ma sono stata orgogliosamente dirigente del Psi.
Come si passa dalla terza alla prima Repubblica?
Mi piacerebbe ci fosse più fair play di quanto non ci sia stato nella seconda. Ho letto la Rivoluzione del 1989 di Dahrendorf e mi ha convinto: per amministrare occorre buon senso, non ideologia.
E come passa lei da Riccardo Lombardi e Bettino Craxi al governo con il partito che negli anni Novanta ha cancellato la prima Repubblica?
Nasco lombardiana. Poi, tra Craxi e Signorile, non ho avuto esitazioni. Conoscevo Bettino, sono amica della figlia. Resto convinta fosse uno statista. La prima Repubblica si è cancellata da sola. La Lega, che ha pure fatto le sue ammissioni rispetto a quel periodo, si esibì allora folcloristicamente, ma oggi elegge Stefania Craxi nel collegio di Monza e da anni non è certamente un partito giustizialista.
Nessun imbarazzo quindi?
Sono stata chiamata alla Cultura in Lombardia da un leghista, Massimo Zanello, che ben sapeva che non ho mai votato Lega.
La prima impressione sul govenatore Massimiliano Fedriga?
Da tre anni non guardo i talk show, ma l’avevo intravisto facendo zapping. Prima che lo facesse lui, mi ha telefonato l’ex assessore all’Economia della giunta lombarda, Massimo Garavaglia, persona che stimo e che mi ha detto: stai tranquilla, Massimiliano è come me.
Cosa cambierà nella Cultura del Friuli Venezia Giulia?
Non le leggi, che non evidenziano particolari criticità. Interverrò sui regolamenti da cui discendono i bandi. Porterò due novità. Le conoscerete a cavallo delle vacanze.
La destra sostiene che il settore in regione è monopolio della sinistra. Che ne pensa?
Che la sinistra abbia dato maggiore attenzione alla cultura, nella logica leninista, è un fatto. Ma la cultura è neutra, non ci saranno ideologie.
E sullo Sport che competenze ha?
Quella di tutti gli italiani che guardano la nazionale e si arrabbiano. Ma non credo si debba essere competenti su qualcosa che fa bene a tutti. Il mio capo segreteria, peraltro, è della giunta regionale Coni.
Attività praticate?
Mezzofondo al liceo. Stavo dietro solo a una che sembrava la russa dopata degli anni Cinquanta.
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