L’altolà allo shopping festivo in Fvg incassa un “plebiscito”

Confcommercio e sindacati promuovono all’unanimità la proposta del vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello «Dietrofront sacrosanto. Non serve tenere aperti i negozi a Natale o a Pasqua»
La ressa in un negozio
La ressa in un negozio

TRIESTE. Per una volta sono davvero tutti d’accordo. Senza se e senza ma. La proposta del vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello di preparare a febbraio una nuova legge per ripristinare le chiusure dei negozi nei giorni di festa, quelli religiosi e civili, è accolta favorevolmente dai sindacati e dalla categoria più rappresentativa, ovvero la Confcommercio. L’obbligo dello stop, stando alle prime indicazioni dell’assessore, riguarderà complessivamente sei o sette giorni l’anno. Restano escluse le località turistiche.

La giunta Serracchiani in sostanza intende affrettarsi a recepire il provvedimento nazionale sugli orari degli esercenti. Un testo che interesserà sia la piccola che la grande distribuzione per porre un freno alle liberalizzazioni lanciate dal governo Monti nel 2011. E Bolzonello, a poche ore dall’annuncio, incassa innanzitutto il sì di Confcommercio. Il presidente Alberto Marchiori ha ben presenti dati e cifre sugli effetti delle aperture illimitate: «Oggi, a distanza di qualche anno, possiamo dire con certezza che la legge di Monti, varata con il paravento dell’Europa e delle direttive Bolkestein che in realtà dicevano altro, non ha portato alcun beneficio. Anzi, tutt’altro. Gli effetti finora sono stati solo negativi: il ricorso smodato alla competizione su chi tiene di più le serrande alzate, non ha incrementato i guadagni per nessuno ma solo costi aggiuntivi su personale ed energia».

Quello di Marchiori non è un ragionamento che si ferma solo al tornaconto economico, ma ha anche un risvolto morale. «Le persone non sono macchine – rimarca il presidente di Confcommercio – E quindi, al di là della visione cristiana che ciascuno può avere o meno, è un discorso umano. Il riposo è sacrosanto per tutti: chiudere i negozi, almeno nelle giornate festive come Natale, Pasqua, Primo maggio o 2 giugno, è un’operazione giusta. Ben venga se si ponessero delle limitazioni pure per le domeniche. Monti è un liberista e pensava che senza vincoli si potesse migliorare. Ma dimenticava che la gente è fatta di carne e ossa. Quando ci sarà un robot ne riparleremo».

la Regione Fvg pronta a chiudere i negozi a Natale e Pasqua
Un carrello pieno tra gli scaffali di un supermercato

Il fronte sindacale vive l’annuncio di Bolzonello come una riconquista sociale. «Il parere è assolutamente positivo – annota il segretario regionale della Cgil Franco Belci – è ciò che abbiamo sempre chiesto. Per le grandi feste religiose, per quelle civili come Primo maggio e 25 Aprile, è profondamente corretto fermarsi. È un fatto di rispetto della persona e di attenzione alla storia e alla cultura. Anche perché il commercio di certo non muore per questo. È evidente a tutti, ormai, che le aperture smodate 365 giorni l’anno non ci hanno salvato dall’impoverimento delle gente. Gli acquisti non sono aumentati e, anzi, la sovrabbondanza offerta della grande distribuzione con la sua proliferazione di mega store dappertutto, ha messo in grave difficoltà il piccolo commercio. Non a caso abbiamo una vertenza in piedi con Federdistribuzione su questa tematica». E ancora: «La grande frenesia delle grandi realtà non ha portato nulla di buono e si è visto con Cooperative Operaie, tra i fautori delle aperture sempre e comunque, quali erano i problemi: la gestione manageriale, non certo la necessità di tenere sempre aperto».

Sulla stessa linea il leader della Cisl Giovanni Fania: «Sono anni che facciamo scioperi e manifestazioni per questo. Quindi non possiamo che essere più che favorevoli all’iniziativa della Regione. Una proposta ottima perché finalmente si fa marcia indietro. Noi in realtà ci battiamo pure per gli stop domenicali ma una legge sulle festività più importanti è già qualcosa». Concorda anche Giacinto Menis, segretario della Uil Fvg: «È quello che domandiamo da tempo, è corretto imboccare un percorso utile a far proprie le norme nazionali. Con tutta l’attenzione alle esigenze del mercato, le festività più importanti del Paese vanno rispettate fino in fondo».

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