L’Africa lancia un piano per salvare le giraffe dal rischio di estinguersi

Anche la giraffa rischia di imboccare la via dell’estinzione: fra il 1985 e il 2015 gli esemplari sono diminuiti del 40% e in tutta l’Africa, dice un’indagine dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), ne restano soltanto 98 mila individui. È un’estinzione silenziosa, repentina, ancora nel 2016 era considerata una specie abbondante e diffusa, in realtà non si erano fatti studi quantitativi sufficienti e il fatto che sia un animale grande e molto “visibile” nei parchi e nelle riserve ha fatto abbassare la guardia, ha creato la falsa impressione che a differenza di altri grandi mammiferi africani (elefanti, leoni) se la stesse cavando bene. Ma ora l’allarme è lanciato, è uno dei temi principali e più drammatici in programma alla Convenzione internazionale sulla conservazione delle specie (Cites) iniziata due giorni fa a Ginevra.

Sei paesi africani – Chad, Kenya, Mali, Niger, Repubblica Centrafricana e Senegal – proporranno di considerare la giraffa una specie che “sebbene non sia minacciata dall’estinzione al momento, potrebbe diventarlo senza un attento controllo del commercio di esemplari”. Il rischio è serio e varia da specie a specie e da Paese a Paese: secondo i dati dell’Iucn, aggiornati al 2018, negli ultimi trent’anni le regioni africane in cui la diminuzione di giraffe è più pronunciata sono quelle centrali e orientali, dove bracconaggio, conflitti armati e distruzione degli habitat rendono più ardua la difesa e lo studio degli animali. È il caso di Somalia, Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo; se nell’Africa australe le giraffe sono in aumento, in quella dell’Est (Giraffa reticulata) il crollo è del 60%. Per non parlare delle popolazioni di giraffa nubiana (Giraffa camelopardalis camelopardalis), diminuite del 97% e dunque molto più vicine all’estinzione o di quelle del Kordofan, in Africa centrale, meno 85%.

Che fare? Alla convention mondiale della natura di Ginevra (cui fino al 28 agosto partecipano le élites di 183 Stati) si proporrà che il commercio di parti del corpo di giraffa, compresi i trofei di caccia ottenuti legalmente, sia regolato a livello mondiale e che le compravendite siano registrate, come avviene negli Usa. E soprattutto che si lanci l’allarme sulla vertiginosa scomparsa di specie animali e vegetali. Come gli elefanti africani - dopo decenni di bracconaggio e commercio illegale dell’avorio nel 2015 erano solo 400 mila – gli orangutan in Indonesia e Malesia, sterminati per coltivare olio di palma, ghepardi e leoni, giaguari in Sudamerica: la Cites vuole creare un’équipe speciale per i grandi felini.

“Continuare così non è un'opzione - ha detto la segretaria della Cites, Ivonne Higuero – è in atto un declino della natura senza precedenti, siamo davvero sull'orlo del baratro". In mente aveva un rapporto dell’Onu che annunciava il rischio di estinzione per un milione di specie animali e vegetali. E forse anche un mondo senza alberi tropicali, giraffe, tigri siberiane, elefanti e giaguari, quello di Philip Dick e Ridley Scott in Blade runner, nel quale uomini e androidi sognano solo pecore elettriche e gru di carta in versione origami.

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