La strana fuga dell’ex premier Gruevski tra passaporti confiscati e aerei misteriosi
BELGRADO Il giallo è fitto, le polemiche crescenti, le possibili conseguenze sulle relazioni internazionali serie. Il protagonista è un potente finito in disgrazia ma non in carcere, seppur condannato per reati di corruzione, oggi uccel di bosco nell’Ungheria del suo vecchio alleato, Viktor Orbán: entrambi anti-migranti, filorussi, contro Soros. Il potente in questione risponde al nome di Nikola Gruevski, premier della Macedonia dal 2006 al 2016, protagonista di una fuga dai misteriosi contorni con sola andata da Skopje a Budapest, dove ha chiesto asilo politico scatenando un polverone in patria, in Ungheria e in tutti i Balcani.
Il polverone, con le tinte del giallo, riguarda le modalità di fuga di Gruevski, cui le autorità macedoni avevano confiscato il passaporto. Come ha fatto a lasciare il Paese? Le teorie sono tante, molte con i contorni della spy-story. Una, in Macedonia, racconta di un accordo sottobanco tra il premier Zoran Zaev e i conservatori oggi all’opposizione per lasciar partire lo storico ex leader del Vmro-Dpmne e ottenere in cambio un sì al mutamento di nome in Parlamento. Un'accusa «che nego con fermezza», è sbottato Zaev. Ma non mancano le polemiche. «Incompetenti», «lo avete lasciato partire», fra i commenti più gettonati sui social macedoni all’indirizzo del governo.
C’è poi la pista serba, messa sul tavolo dal Movimento dei liberi cittadini, all’opposizione a Belgrado, che ieri ha chiesto se sia vero che Aleksandar Vučić «ha ordinato» ai servizi di «accogliere Gruevski e scortarlo» fuori dalla Serbia. E c’è pure l’opzione passaporto bulgaro, con cui Gruevski avrebbe potuto lasciare il Paese: «fake news» per Sofia, preoccupata - come le altre capitali - di mettere a rischio i rapporti con i macedoni.
Infine le ultime teorie, le più controverse. Il tabloid Blikk ha raccontato di un Gruevski entrato in Ungheria vestito da donna. Altri, di Orbán che avrebbe messo a disposizione «un aereo privato». Ma l’Ungheria, ha detto il governo, non ha «nulla a che fare» con la fuga. Versione che cozza con l’ultima ipotesi, suggerita ieri sera dalla polizia di Tirana: Gruevski sarebbe entrato illegalmente in Albania e registrato domenica alle 19.11 in uscita dal Paese delle Aquile diretto in Montenegro, quando ancora non c'era un mandato di cattura internazionale. Da lì le tracce si perdono. L’auto che lo ha portato in Montenegro? Targa CD1013A, un veicolo dell’ambasciata magiara. Potrebbe essere questo lo scenario più realistico. L’esecutivo magiaro ha infatti ammesso ieri che Gruevski ha espresso la volontà di chiedere asilo in una non meglio precisata ambasciata magiara all’estero e poi ha presentato formalmente la domanda all’Ufficio per l’immigrazione, a Budapest.
Solo Gruevski, «condannato per crimini non politici», è stato accolto così, a braccia aperte, a differenza dei richiedenti asilo normali, ha attaccato l’Helsinki Committee. Non si sapeva esistesse una «procedura d’asilo per Vip», ha rincarato l’europarlamentare Judith Sargentini. E in Ungheria è anche tutta l’opposizione – e persino Washington lo ha fatto ieri - a chiedere unita a Orbán di estradare l’ex premier. La stessa richiesta la farà nei prossimi giorni la Macedonia, aprendo un fronte esplosivo. Perché costringerà Budapest a decidere se trattare Gruevski da condannato. O da leader politico in pericolo, oggetto di ritorsioni in patria. —
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