La storia dell’Unione europea diventa un museo a Bruxelles

Apre al pubblico la “Casa” voluta dal Parlamento Ue con oggetti da 300 collezioni. La "Coca Cola" di Tito fra i cimeli balcanici

BRUXELLES. È nata a Bruxelles, da quella che un tempo era una clinica stomatologica, in Rue Belliardstraat 135, la Casa della storia europea. Sarà aperta al pubblico oggi, nel giorno delle “porte aperte” alle istituzioni comunitarie. L’esposizione - disponibile in tutte le 24 lingue ufficiali dell'Ue e a ingresso gratuito - viene inaugurata con l’obiettivo, scrivono i promotori, di «incoraggiare i cittadini a riflettere e a discutere sulla storia dell’Europa e sull’integrazione europea».

Le mostre nell’esposizione permanente della Casa della storia europea sono state raccolte da circa 300 musei e collezioni provenienti da tutta Europa e oltre. “Interazioni. Secoli di commercio, guerra e creazione” è la prima esposizione temporanea dell’istituto che proseguirà fino al 31 maggio 2018. La mostra mette in luce momenti esemplificativi e narra la storia di incontri e di scambi nella storia europea. Il museo offre inoltre programmi d’istruzione, eventi per i visitatori, pubblicazioni e materiale multimedialeattraverso documenti d'epoca, filmati, installazioni interattive ma anche oggetti della vita quotidiana, dalle automobili agli strumenti musicali, dal mobilio ai manifesti.

«Questa Casa rappresenta quello che abbiamo in comune e le esperienze che abbiamo condiviso. Non è solo la Casa della storia europea, ma è anche la Casa dell’identità europea e della memoria europea», ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani nella cerimonia di inaugurazione alla presenza dell’ex presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering (presidente del Consiglio direttivo della Casa della storia europea) e del professor Wlodzimierz Borodziej (presidente del Comitato accademico della Casa). «La Casa della storia europea si prefigge di aiutare i cittadini ad affrontare il futuro con saggezza e con fiducia, un futuro che oggi potrebbe sembrare problematico e irto di minacce - sostiene Hans-Gert Pöttering - Si tratta di una casa che, illustrandoci le dinamiche della storia europea, ci permette di comprendere meglio la storia recente, ma anche il presente». «Al pari dell’Unione, il compito della Casa della storia europea non sarà mai completo - sottolinea Wlodzimierz Borodziej - sarà sempre un archivio del periodo in cui le esposizioni permanenti e le relative esposizioni temporanee sono state create. Da ultimo, ma non per questo meno importante, rimarrà un archivio delle contese della nostra piccola appendice d’Asia, dove viviamo e di cui dobbiamo a giusto titolo essere orgogliosi».

E così, dai miti alle scoperte, dal caos alla coesione del XX secolo, la Casa della storia europea accompagnerà i visitatori - se ne stimano 300mila all’anno - in un viaggio lungo il cammino della storia europea, sollecitandoli a riflettere sul suo futuro. Per far comprendere meglio ai visitatori i tragici eventi del XX secolo, l’esposizione affronterà in un primo tempo le convinzioni e la fede che definirono il XIX secolo, l’epoca in cui l’Europa fece il suo “ingresso nella modernità”, prima delle due Guerre mondiali. Seguirà una sezione sulla ricerca di una vita migliore in un’Europa sempre più unita. Il visitatore sarà incoraggiato a riflettere sull’Europa di oggi, sullo status e sulla posizione dell’Unione europea così come sul ruolo che ogni individuo può svolgere nel modellarne il futuro.

I “pezzi” messi in mostra nell’attuale esposizione ripropongono alcune icone del nostro passato prossimo, ma anche di quello risalente alle Guerre mondiali con un settore dedicato espressamente alla tragedia dell’Olocausto a monito che nell’Europa di oggi e di domani non dovremo mai più macchiarci di simili orrori. Ma c’è spazio anche per Carl Marx e Friedrich Engels, è esposta la copia della pistola che in mano a Gavrilo Princip uccise a Sarajevo l’Arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno del 1914. Troviamo poi illustrata la vita quotidiana nel corso della crisi del petrolio degli anni Settanta, che tanto cambiò il nostro approccio soprattutto nei confronti dell’automobile. E, a proposito di automobili, nella Casa della storia europea fa bella mostra di sé anche la mitica Fico, ossia la 600 prodotta negli stabilimenti jugoslavi della Crvena Zastava a Kragujevac. «L’autovettura - racconta la responsabile dell’equipé d’esperti della Casa, Taja Vovk van Gaal, che più di dieci anni fa era alla guida del Museo civico di Lubiana - è il simbolo di un popolo che cominciava a muoversi e a visitare il mondo e il commercio iniziava a non avere frontiere con le autovetture Fiat che venivano prodotte, oltre che in Serbia, anche in Polonia.

Tante le curiosità, dunque, e tra le chicche un libro da 18.000 pagine: tutte le leggi prodotte in 70 anni di legislazione comunitaria. L’esposizione allestita a Bruxelles parla altresì delle lotte contro l’energia nucleare, e della vita e dei consumi di ogni giorno. E anche qui ritroviamo un’icona degli anni Sessanta, quella bibita jugoslava chiamata Kokta, la risposta del socialismo di Tito alla capitalista Coca Cola a stelle e striscie.

 

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