La spazzatura elettronica può diventare un business

Allo studio del Sistema portuale del mare Adriatico orientale e di Area Science Park un hub industriale per recuperare i preziosi 17 elementi contenuti nei dispositivi tecnologici

TRIESTE Dal classico smartphone all’accendino che si ricarica tramite pennetta usb, passando per il forno a microonde e la lavastoviglie, nella vita quotidiana degli umani del Terzo Millennio le apparecchiature elettroniche ed elettriche sono ormai onnipresenti. Ne produciamo a ritmo crescente e ce ne sbarazziamo altrettanto rapidamente, soprattutto nel caso di prodotti tecnologici la cui durata media, complice la cosiddetta “obsolescenza programmata” reale o percepita, è di pochi anni. Ma la religione del consumo fino ad anni recenti non ha tenuto in considerazione l’immensa quantità di spazzatura tecnologica prodotta, sulla cui gestione oggi si gioca il futuro del Pianeta. Sono rifiuti elettronici, o e-waste che dir si voglia, tutti i prodotti che funzionano con alimentazione elettrica. Se non smaltiti correttamente, disassemblati e riciclati con procedure speciali, provocano danni all’ecosistema, perché al loro interno possono contenere materiali tossici (piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, etere di difenile polibromurato). Ma tra i componenti dei Raee (Rifiuti e apparecchiature elettriche ed elettroniche) possono esserci anche materie prime di alto valore, recuperabili e riutilizzabili: ghisa, rame, oro, argento, platino, palladio. Oltre alla cosiddette “Terre rare”, un gruppo di 17 preziosi elementi contenuti in piccola percentuale nella maggior parte delle apparecchiature elettroniche e dei dispositivi digitali.

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Secondo il rapporto delle Nazioni Unite Global EWaste Monitor 2017, i rifiuti elettronici hanno raggiunto i 44, 7 milioni di tonnellate nel 2016 – l’equivalente di 4500 Torri Eiffel – e si prevede un ulteriore aumento del 17% entro il 2021. Nell’ultimo anno solo il 20% di questa spazzatura è stata raccolta e riciclata, nonostante la presenza di materiali preziosi rappresenti un’opportunità: si stima in 33 miliardi di euro il valore complessivo dei materiali grezzi presenti in quelle 4500 Torri Eiffel di rifiuti elettronici. Nel 2016 è stata l’Asia a generare la maggior quantità di e-waste (18, 3 milioni di tonnellate), seguita dall’Europa (12, 3 Mt) e dalle Americhe (11, 3 Mt). L’Oceania ha il primato di produzione di rifiuti elettronici per abitante (17, 3 chilogrammi pro capite) e l’Europa si piazza subito dopo, con 16, 6 kg/persona. Ma gli europei hanno anche il più alto tasso di raccolta di immondizia tecnologica (35%). In Italia la sensibilità verso questo problema sta aumentando: secondo i dati Ispra nel 2016 sono state raccolte 234 mila tonnellate di spazzatura elettronica. «In Friuli Venezia Giulia i dati parlano di circa 7500 tonnellate nel 2016 – evidenzia Giovanni Piccoli, responsabile dei servizi ambientali di AcegasApsAmga –. Per Trieste siamo sulle 1600 tonnellate annue, ma bisogna considerare che noi non intercettiamo le apparecchiature conferite direttamente al venditore. Raccogliamo invece i Raee nei nostri quattro centri di raccolta di Opicina, di Roiano, di Campo Marzio e di San Giacomo. Nel caso di rifiuti ingombranti si può anche telefonare al nostro servizio gratuito di ritiro a domicilio».

L’importante è non abbandonare questi rifiuti accanto al cassonetto o, dice Piccoli, affidarsi a quei soggetti che si piazzano fuori dai punti di raccolta per consegnare loro la spazzatura elettronica: c’è il rischio molto concreto di provocare danni all’ambiente. Dopo aver raccolto i rifiuti elettronici, AcegasApsAmga li conferisce, in base alle tipologie, a tre diversi consorzi con sede nel goriziano e nel veneziano che si occupano di disassemblarli, recuperare i materiali utili e smaltire correttamente il resto. A Trieste sono stati anche presentati da Acegas, finora solo a scopo dimostrativo, i Raee Shop, contenitori smart per la raccolta dei piccoli rifiuti elettrici ed elettronici. Insieme al Comune si sta ora studiando la possibile collocazione di questi dispositivi, che possono essere dotati di un sistema di apertura legato al riconoscimento tramite tessera sanitaria o carta d’identità elettronica, nelle vicinanze dei centri commerciali. Nel frattempo anche l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, in collaborazione con Area Science Park, si sta muovendo per sfruttare le opportunità offerte dai Raee. È allo studio infatti la costruzione di un hub industriale che includa un centro di recupero di Terre Rare: estrarle dalla spazzatura elettronica potrebbe costituire un duplice vantaggio, per l’ambiente, ma anche per gli affari.

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