La serie di Oleotto porta ricchezza in città. Impatto economico da 3,8 milioni di euro
GORIZIA Prende forma la seconda stagione di “Volevo fare la rockstar”, ancora per la regia del goriziano Matteo Oleotto. Le riprese sono già iniziate.
Ieri, il parcheggio della sede di via Alviano dell’Università di Trieste si è trasformato in set cinematografico, nonostante la pioggia battente. Un gradito ritorno frutto degli ottimi ascolti tv, a cui si è aggiunta un’ottima performance sulla piattaforma RaiPlay. Contenuti e trama rimangono rigorosamente top secret ma oggi Fvg Film Commission fornisce un interessante report relativo all’impatto della produzione sul tessuto economico di un territorio. La prima stagione è stata, indubbiamente, un ottimo veicolo promozionale per il Friuli Venezia Giulia e rimane ad oggi la serie tv più lunga mai girata in regione, con ben 126 giornate di shooting. A godere dei benefici, pari a 3,8 milioni di euro, Gorizia, Cormòns e tutto l’Isontino.
Ancor prima di iniziare a girare, la Pepito Produzioni aveva già speso oltre 160.000 euro nei circa settanta 70 giorni di preparazione che sono serviti, fra le altre cose, a definire ogni ambientazione. E, in questa fase, si è speso sul territorio.
«La scelta di girare un film in una regione piuttosto che un’altra, oltre che da ovvie motivazioni artistiche, è fortemente influenzata da due fattori: la possibilità di trovare in loco competenze e servizi e la presenza di finanziamenti sul territorio», premette Film Commission. Nel primo caso, per la rilevanza di alcune voci di costo, le produzioni possono ritenere auspicabile assumere figure professionali del luogo, se preparate ed esperte, evitando di sostenere spese aggiuntive legate alla trasferta. Ebbene: per la prima stagione, la troupe era composta da 88 persone, di cui ben 36 sono stati reclutate in regione. Per tecnici e maestranze friulani, la produzione ha speso 602.000 euro per location manager, assistenti e runner di produzione, attrezzisti, costruttori e assistenti di scenografia, macchinisti, elettricisti, truccatrici, sarte etc.
Da non dimenticare l’accurato lavoro del casting locale, per individuare attori, piccoli ruoli e comparse. Bastano pochi numeri: 809 comparse, più di 80 gli attori locali per ruoli più o meno importanti. Sono stati contrattualizzati, inoltre, gli affitti degli ambienti: alla voce location e fabbisogni di scena la spesa è stata di 193.454 euro. Se guardiamo a due anni fa, anche le strutture di accoglienza hanno beneficiato della presenza della troupe, tra hotel e appartamenti sono stati spesi 202.680 euro. Va aggiunto che le diarie della troupe romana in trasferta vengono spese principalmente nei negozi e ristoranti cittadini. Quindi, un circolo virtuoso: la spesa diretta è stata di oltre 2 milioni e 115 mila euro.
I benefici economici per il territorio non si esauriscono qui, poiché a quest’impatto diretto bisogna aggiungere quello moltiplicativo che si attiva sul tessuto economico locale a partire da questa spesa. In questo caso si parla, infatti, di impatto indotto. «Questo processo moltiplicativo e i suoi effetti sul tessuto economico locale - spiega Film Commission - sono stati studiati per stabilire un valore del moltiplicatore, che permetta di quantificarne l’effetto. Facendo riferimento agli studi più accreditati condotti nel Regno Unito, questo valore è fissato tra 1,8 e 2,8. Anche adottando per il sistema locale il valore di moltiplicatore più basso, ovvero 1.8, l’impatto economico indotto arriva quasi a 3 milioni e 800 mila euro, decisamente un bell’affare per il territorio, anche perché, secondo lo studio “L’Italia sullo Schermo”, realizzato da Expo Cts Gruppo Fiera di Milano, un viaggiatore su 3 è influenzato nella scelta della destinazione anche da cinema e/o fiction. I film e le fiction televisive sono veicoli fondamentali per la promozione e turismo». —
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