TRIESTE Mentre il commercio piange un po’ ovunque, a Trieste c’è pure chi in questo difficile momento decide di andare controcorrente e avviare una piccola attività artigianale. Si tratta senz’altro di una scelta coraggiosa e, al contempo, guidata dall’idea che in futuro bisognerà ricominciare a supportare i circuiti economici locali, le botteghe e i negozi rionali, a maggior ragione a seguito della crisi generata dall’emergenza Covid-19. I protagonisti di questa storia sono Anna Alberi e Valerio Saini, una coppia nel lavoro e nella vita. Sperano di riuscire ad aprire il loro nuovo laboratorio di pelletteria entro fine maggio: il posto, attualmente in fase di allestimento, si chiama “L’angolo del cuoio” e si trova in via Felice Venezian.
Qui sotto il video con Anna e valerio tratto dalla trasmissione Samsung Maestros Academy andata in onda tempo fa su Real Time e Dmax:
I due hanno poco più di trent’anni, stanno assieme da dieci e da altrettanti si dedicano alla creazione di borse e oggettistica varia: «Abbiamo iniziato da autodidatti - racconta Valerio -. A dire il vero la mia compagna ha cominciato per prima, in Spagna, facendo appassionare anche me. Io avevo 23 anni, lei 24. Prima di quel momento avevamo fatto vari lavoretti: io pure musicista in un gruppo e pizzaiolo, ad esempio. Poi abbiamo deciso di lanciarci: dopo le prime cuciture a mano, ci siamo presi una macchina da cucire. Abbiamo girato l’Italia in camper facendo le stagioni per fiere e mercatini: i classici artigiani di strada, insomma, che lavorano molto anche su commissione».
Dopo vari peregrinaggi e affinamenti della tecnica (a un certo punto hanno pure studiato da un maestro della cuoieria toscana) hanno per caso fatto tappa a Trieste, sei anni fa, e se ne sono innamorati. Vivono qui da allora e, con il passare del tempo, hanno maturato il desiderio di aprire un posto tutto loro. Ebbene, il destino ha voluto che firmassero il contratto d’affitto del locale poco prima dell’inizio del lockdown: «I proprietari dei muri ci hanno poi abbassato il canone d’affitto per permetterci di rimanere “in piedi”. Un gesto di solidarietà non obbligato, più unico che raro, che ci fa sentire fortunati». Proprietari che, da veri benefattori, peraltro non vogliono apparire.
Quanto ad Anna e Valerio, un paio di mesi fa percepivano che stesse per «scoppiare il pandemonio», ma sono voluti partire con il negozio lo stesso, in quanto «un po’ matti e un po’ fiduciosi, sia nelle nostre capacità che negli altri. D’altronde in questo momento mettersi in gioco è l’unica alternativa possibile, specie per noi: va da sé che i mercatini di strada e le fiere artigianali non saranno più come prima». E così, anche se per ovvi motivi dovranno rinunciare alla festa inaugurale che avevano sognato («qualcosa di informale, con amici e chitarre»), i due ragazzi proprio in questi giorni stanno lavorando all’allestimento del loro atelier.
Sperano che diventerà un luogo dove «i clienti verranno a scegliere personalmente ganci, colori, spessori. Ci interessa far capire che non tutto è preconfezionato, che c’è del lavoro dietro a ogni pezzo unico. Magari - concludono i due ragazzi - costa un po’ di più che un prodotto industriale, ma dura per tantissimo tempo e se si rompe te lo aggiustiamo. Chissà, forse quello che stiamo vivendo si trasformerà in un’occasione per tornare a sostenere le piccole realtà economiche locali; per provare ad andare dal ferramenta sotto casa prima che sui siti di e-commerce, che pure utilizziamo anche noi». —