«La regia dei musei a Miramare è una scelta che premia i territori»

L’ex assessore Torrenti sposa la riforma e attacca Gibelli. «Disegno accentratore? Vero il contrario»
Il castello di Miramare. Roma assegna alla direttrice del Museo la regia su altre strutture regionali
Il castello di Miramare. Roma assegna alla direttrice del Museo la regia su altre strutture regionali

TRIESTE «Si tratta di un’operazione che non è in alcun modo centralista, anzi. Con questa riforma si dà la possibilità agli enti locali di esprimersi». È l’interpretazione dell’ex assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti al taglio dei poli museali, che rientra nella riforma del ministro della Cultura Alberto Bonisoli, e che prevede dunque il passaggio, in particolare per il Friuli Venezia Giulia, delle strutture museali più piccole, quelle di Aquileia, Cividale e (il non attivo) Grado, sotto l’egida del Museo autonomo di Miramare. Ed è anche la sua risposta a Tiziana Gibelli, ora titolare della “cattedra” nella giunta Fedriga, che ha definito appunto «accentratore» il disegno di legge voluto dal governo gialloverde.

«Forse ci si è scordati dell’accordo Stato-Regione, che si sta portando a compimento ora e che prevede il trasferimento dei musei archeologici e del Paleocristiano di Aquileia alla Fondazione Aquileia. Solo così si capisce l’operazione di Bonisoli ». È un capitolo da non tralasciare, questo, per Torrenti. Perché spiega il senso dell'operazione del ministro. «Con questo passaggio - sottolinea - le strutture saranno presenti sotto il cappello decisore anche di un consiglio d'amministrazione, in cui compaiono la Diocesi di Gorizia, il Comune di Aquileia e la Regione, tanti enti locali che per la prima volta dicono la loro. Stessa cosa accadrà per Cividale e Grado, quando l'accordo sarà compiuto, ora che ci sarà Miramare (sostenuto anch'esso da un consiglio d'amministrazione, ndr). Prima invece i musei dipendevano in toto dal ministero. Dunque ora Bonisoli conferisce una responsabilità mista. E c'è un altro vantaggio: Miramare, gestendo Cividale, potrà anche tenersi gli incassi dei musei, che prima al contrario andavano a Roma».

Queste le differenze fondamentali che subentreranno una volta portata a termine l'abolizione del polo museale, voluta dalla legge di riorganizzazione del ministero. Ma non solo. Perché l'ex assessore della giunta Serracchiani sottolinea come, proprio con il cambio di mano degli enti alla Fondazione Aquileia, il Polo museale del Fvg avrebbe avuto sotto il proprio controllo solo il museo archeologico di Cividale: «Che senso ha allora di esistere un Polo con un solo museo? Capisco la Toscana, ad esempio, che ne ha 40 . E poi - continua, senza fare sconti all'attuale direzione affidata a Luca Caburlotto -, il Polo andava chiuso da solo per Grado, che non è mai stato aperto». .

Di tutt'altro avviso è invece il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi. «Il decreto del ministero Bonisoli - afferma - non è in linea con l’accordo Stato-Regione, siglato nel 2018, che prevede il trasferimento alla Fondazione Aquileia del museo nazionale e del museo Paleocristiano. È un passo indietro sulla via della regionalizzazione dei beni culturali. Faremo comunque il meglio, tenendo conto delle circostanze globali».

Critico nei confronti della riforma anche il consigliere regionale Massimo Moretuzzo, segretario del Patto per l'Autonomia, convinto come Gibelli del disegno “accentratore” della riforma. «Lo Stato decide come riorganizzare i musei del Fvg senza coinvolgere la Regione e i singoli territori? - si chiede -. Il problema non è stabilire se il coordinamento dei musei spetti a Miramare, ad Aquileia o a Cividale. Il problema è rappresentato dal processo di accentramento, determinato senza tener conto del parere dei territori e delle strutture locali, dal quale invece non può prescindere. Siamo convinti sia necessaria una gestione policentrica, capace di valorizzare le straordinarie diversità della regione e il suo patrimonio museale ». —


 

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