La parabola di Cesare celebra il ritorno delle “Lezioni di Storia”
Pubblico delle grandi occasioni al Verdi dopo 21 mesi di stop per Covid. L’intervento della “riconquista” affidato alla professoressa Pepe
TRIESTE. Dopo un anno e otto mesi si è tornati a parlare di storia e dei principali personaggi che l’hanno segnata, nel bene e nel male. Nella mattinata di domenica 31 ottobre in piazza Verdi si sono, in un certo qual modo, riannodati i fili con il 23 febbraio del 2020, data dell’ultima lezione, la settima del ciclo allora dedicato a “I volti del potere” che aveva visto protagonista Alessandro Barbero, con la lezione su “Napoleone. Il potere delle idee”. Poi il silenzio pandemico.
Con il ciclo “La presa del potere” sono dunque ripartite le “Lezioni di Storia”, che si terranno al Verdi fino al 22 maggio 2022. Un appuntamento ideato e progettato dagli editori Laterza e promosso dal Comune di Trieste, con il contributo della Fondazione CRTrieste e la media partnership del Piccolo. Ed è stata Laura Pepe, docente di Diritto greco e Istituzioni di diritto romano all’Università statale di Milano e nota divulgatrice in televisione, introdotta dalla responsabile della redazione Cultura e Spettacoli del Piccolo Arianna Boria, a riprendere idealmente il percorso interrottosi appunto a causa della pandemia. E Trieste ha risposto: la platea, tenuto conto delle restrizioni vigenti, era quella delle grandi occasioni. Una presenza importante, quella del pubblico, che già nell’ordinata fila creatasi davanti all’ingresso al foyer del teatro, lasciava presagire una più che buona affluenza.
Nessun problema si è registrato all’ingresso con gli addetti alla verifica del Green pass e delle prenotazioni. Laura Pepe, visibilmente emozionata ma altrettanto evidentemente a suo agio sul palcoscenco, ha affrontato il tema della presa del potere da parte di Caio Giulio Cesare, personaggio tra i più importanti della storia e della storiografia mondiale, scandagliandone la biografia anche attraverso aneddoti importanti e curiosi come l’episodio del sogno del futuro “imperator” e “dictator”: nel sogno compie un incesto con sua madre, alché turbato si rivolge agli indovini che nell’immagine incestuosa colgono, invece, il glorioso futuro di “possessore della madrepatria Roma”.
Cosa che realmente avverrà dopo la fuga di Pompeo, genero ed ex triumviro insieme allo stesso Cesare e a Crasso, il quale, consapevole della forza acquisita nelle Gallie dal suo potente suocero, preferirà riparare nei Balcani, consegnandogli così Roma. Per Pepe «Cesare è stato l’uomo giusto al momento giusto, con un fossile vivente qual era ormai la Repubblica, al tramonto, e con Silla, vincitore nei confronti di Mario in occasione della guerra civile, che in una sorta di premonizione ne aveva più di ogni altro compreso la pericolosità per gli “optimates”. Una cavalcata di 56 anni, dal passaggio oltre il Rubicone, che allora segnava il limes tra le Gallie e l’Italia, fino alle idi di marzo e al “cesaricidio”, quando, dopo una sorta di fase calante causata forse anche dall’accettazione di titoli che male si accostavano alla tradizione romana, uscì di scena in maniera eroica.—
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