La mostra di Sgarbi slitta e “buca” il ponte del 25 aprile

Le stanze segrete apriranno all’ex Pescheria in ritardo per il restauro di 4 opere. L’associazione Radicinnoviamoci affiancherà nell’organizzazione ViviPavia

Non basta deliberare una spesa complessiva di 165mila euro per avere una mostra nella data concordata. “Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”, ordinata dall’amministrazione comunale per il Salone degli incanti, “buca” un’altra inaugurazione. Dal manifesto è sparita la data del 21 aprile.

Torna l’arte all’ex Pescheria con la collezione di Sgarbi
Roberto Dipiazza e Vittorio Sgarbi nel 2006 all'ex Pescheria per la mostra su Andy Warhol

La mostra in origine avrebbe dovuto aprire i battenti a marzo. Poi si era parlato dell’11 aprile, in modo da intercettare il turismo pasquale. Ora si dà appuntamento a tutti al 27 aprile, ma nessuno è disposto a scommetterci. Nella delibera comunale si parla di un’arco temporale che va da aprile ad agosto e si cita esplicitamente il ponte della Liberazione. «La durata della mostra - si legge - copre un ampio periodo primaverile che comprende i ponti festivi di 25 aprile, primo maggio e 2 giugno e, concludendosi il 20 agosto, anche buona parte dell’estate rappresentando pertanto una ottima opportunità per integrare l’offerta culturale al turista».

Il Comune di Trieste paga 165mila euro per le “stanze” di Sgarbi
Sgarbi e Dipiazza. A destra, l'ex Pescheria

Il primo ponte è già andato. L’ex Pescheria, ancora ieri, appariva nuda, un contenitore vuoto con alcune opere imballate accatastate nei pressi dell’ingresso. Non c’è traccia di allestimenti in corso. È il peccato originale di una mostra di quadri (la collezione di famiglia Cavallini-Sgarbi) che ha scelto uno spazio pieno di luce ma privo di pareti dove appendere le opere. Sarà un’impresa costosa infilare delle stanze “segrete” dentro un Salone degli incanti. «Non conosco le dinamiche. Mi hanno comunicato che l’inaugurazione sarà il 26 aprile», spiega Alessandro Pantoli, vicepresidente dell’associazione ViviPavia a cui il Comune di Trieste ha delegato la realizzazione della mostra. «In realtà ci servono otto giorni in più. Dopo Cortina, a causa del clima secco, quattro opere avevano bisogno di restauri» spiega Sauro Moretti, l’attuale factotum di Sgarbi, “il più famoso critico e storico dell’arte italiano”, come si autodefinisce sul sito della mostra. L’associazione ViviPavia è il soggetto pavese che ha già collaborato con Sgarbi per le mostre dell’Expo di Milano e per quelle realizzate a Padova durante la breve amministrazione di Massimo Bitonci.

Ma non è l’unica realtà nella riedizione triestina delle “stanze segrete”. C’è pure Radicinnoviamoci di Laurenzana (Potenza), individuata da ViviPavia, per svolgere attività «quali la curatela, la segreteria organizzativa e la direzione creativa» per la cifra di 35mila euro. Un subappalto culturale all’interno di una mostra preconfezionata e già vista ad Osimo e Cortina. Il curatore ufficiale è Pietro Di Natale. Del resto l’associazione lucana si presenta come un leader nella produzione, organizzazione e realizzazione di mostre d’arte. Attualmente Radicinnoviamoci ha in piedi una mostra a Napoli (“I Tesori nascosti a cura di Vittorio Sgarbi”) e una a Salò (“Il Museo della Follia”).

Silvano Trieste 08/01/2013 Il Salone degli Incanti
Silvano Trieste 08/01/2013 Il Salone degli Incanti

Non male per un’associazione nata nel 2011 “dall’impegno di un gruppo di giovani laurenzanesi desiderosi di fare qualcosa di concreto per il loro paese”. A pagare è ovviamente il Comune di Trieste (con il contributo di 100mila euro della Fondazione CRTrieste spalmato su due mostre). “Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi” costeranno ovviamente di più dei 164 mila euro. Solo a carico di ViviPavia ci sono 65mila euro solo per allestimento e disallestimento. Inoltre, continuando a restringersi il periodo di apertura, sarà difficile superare l’incasso di 180 mila euro (circa 25 mila visitatori) oltre il qualche l’amministrazione comunale potrà rientrare di qualche euro attraverso lo sbigliettamento (otto euro l’ingresso intero). «La mostra costa molto, molto di più di quello che paga il Comune. Non sarà facile andare in pari. Vittorio lo fa solo per l’amore che ha per la città» assicura il “cameriere” Moretti (il nomignolo è autorizzato dall’interessato).

Slitta la mostra di Sgarbi all’ex Pescheria
Lasorte Trieste 11/03/17 - Salone degli Incanti, Opere Mostra Vittorio Sgarbi

Da mettere in conto, a carico sempre di ViviPavia, ci sono anche i 45 mila euro previsti per la produzione di un catalogo che si dovrà poi vendere. Anzi i cataloghi saranno due: uno con le 200 opere della mostra madre (“Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”) e un’altra con le 50 opere della sezione triestina (“Le stanze triestine di Vittorio Sgarbi”) con contributi di Claudio Magris (forse) e Giorgio Pressburger (certo). E ci saranno pure due copertine e due manifesti diversi oltre a due due musei convolti (Morpurgo e Sartorio). Rispetto alle edizioni di Osimo e Cortina, la mostra del Salone degli incanti presenterà una selezione di oltre cinquanta opere di maestri triestini: Giuseppe Bernardino Bison, Giuseppe Tominz, Umberto Veruda, Arturo Rietti, Oscar Hermann-Lamb, Franco Asco, Attilio Selva, Giovanni Zangrando, Arturo Nathan, Edmondo Passauro, Bruno Croatto, Pietro Lucano, Leonor Fini, Carlo Sbisà, Mario Ceconi di Montececon, Edgardo Sambo.

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«Vittorio si sta massacrando per comprare questi quadri e farli arrivare a Trieste», assicura Moretti. Molte opere, insomma, sarebbero state acquistate dallo stesso Sgarbi apposta per la tappa triestina della mostra. È stato svelato intanto il mistero quadro comparso sul manifesto. «Le stanze segrete hanno come copertina una bambina molto attraente che legge un libro di storia dell’arte di un pittore morto oltre 100 anni fa che si chiama Ugo Celata di Virgilio. Il catalogo triestino invece ha in copertina una bellissima donna fatale, una “fatalona”, di uno dei grandi triestini con nome inglese: Oscar Hermann-Lamb», spiega Sgarbi.

Un ripiego, in realtà. «Io volevo mettere in copertiva il più bel quadro di Leonor Fini, che possiedo io, che ritrae un principe arabo omosessuale. Una specie di Gioconda rovesciata. Non l’ha voluto Moretti, il mio segretario omofobo».

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