La farmacista si rifiuta di vendere i preservativi

Altro che pillola del giorno dopo o RU486. Nella farmacia Sponza al San Giuseppe di via Stock, a Roiano, sono ormai oltre dodici anni che non si possono comprare i preservativi, forse il più antico metodo di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili e da gravidanze indesiderate. La titolare, Maria Teresa Cadore, ha deciso di non esporli. Due le ragioni: a quella di carattere morale si aggiunge il fatto che secondo la farmacista il condom non garantisce l’«amore sicuro».
«A un giovane che non vuole avere bambini – spiega la farmacista – dico di avere pazienza, di aspettare. Gli animali lasciamoli nella stalla. L’atto sessuale e quello donativo vanno uniti. La creazione ha una regola: non cambiamola». Quanto al preservativo come miglior metodo anti-Hiv, «diversi anni fa sono venuta a conoscenza di uno studio portato avanti da illustri medici. Un lavoro scomodo, ma in cui io credo e che prova come la struttura porosa del profilattico possa non ostacolare la trasmissione del virus», sostiene Cadore, che ha tre figli e fa parte della commissione regionale per le Pari opportunità come rappresentante dell’associazione “Crescere assieme – Formazione e orientamento.
I clienti del rione hanno imparato a conoscere le convinzioni della farmacista: alcuni le condividono, altri meno. Sul piede di guerra invece alcuni genitori di Roiano che consigliano ai propri figli di usare il condom e poi si ritrovano una farmacista che sostiene l’opposto e non li vende.
«È molto grave, è indecoroso che una farmacia scoraggi l’uso del condom – valuta Roberto Luzzati, direttore della Struttura complessa di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliero-universitaria – visto che protegge al 99 per cento dalla trasmissione del virus dell’Aids ma anche dell’epatite C. In assenza di un vaccino anti-Aids non abbiamo altre armi se non la prevenzione e dunque l’uso del preservativo».
Ma qual è il confine tra gli obblighi di chi gestisce un esercizio, come la farmacia, legato alla salute, e la sua morale? È lecita l’obiezione di coscienza? «I preservativi non sono un farmaco – spiega Marcello Milani, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Trieste – professionalmente la farmacista non ha alcun obbligo di venderli. Io li vendo, ma non mi sento di giudicare le scelte altrui». Ben diverso invece il caso degli anticoncezionali per via orale, come la pillola: «La pillola un farmacista è obbligato a venderla anche perché viene prescritta anche come regolatore del ciclo mestruale».
Non condivide la scelta di Cadore il presidente regionale di Federfarma Alessandro Fumaneri: «Diffondere la cultura della prevenzione è uno dei compiti affidati alle farmacie, educare la gente a un sano stile di vita e a corrette abitudini sessuali pure. Dunque, ritengo giusto che nelle farmacie i preservativi vadano assolutamente venduti». Per Fumaneri vanno esposti in maniera discreta in modo che nessuno si vergogni o si faccia scrupoli ad avvicinarsi all’espositore. È bene ricordare che il profilattico è l’unico anticoncezionale che non necessita di una ricetta medica. «Li acquistano specialmente i giovani – riferisce Fumaneri – perciò dico sì anche ai distributori automatici che consentono di acquistarli anche di notte».
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