La contagiosa vitalità di Benito che taglia capelli da 70 anni
TRIESTE Entrare nel salone del barbiere Benito Chimenti, all’inizio di via Fabio Severo, significa fare un tuffo indietro nel tempo. Le foto datate appese alle pareti e sistemate accanto agli specchi, le poltrone e i sedili dove i clienti si accomodano, così come i prodotti in bella vista sul bancone: tutto richiama alla mente gli anni Settanta. Ed è proprio nel 1971 che il salone ha iniziato l’attività, gestita sempre con l’entusiasmo degli esordi da Benito appunto, pugliese di nascita, triestino d’adozione, ancora in attività all’invidiabile età di 84 anni.
Nel suo curriculum 62 anni di attività lavorativa “ufficiale” e una lunga gavetta fatta in precedenza. «Ho iniziato a fare il barbiere a 8 anni a Bari - racconta -, quindi gli anni effettivi di mestiere sul campo sono anche di più. Nel 1956 sono arrivato a Trieste, dove viveva una zia. Ho lavorato in un salone di via Ghega per 15 anni, prima di mettermi in proprio qui in via Fabio Severo. Ho ancora tanta, tantissima passione per il mio lavoro, e anche tanti clienti affezionati che mi dicono spesso “Benito non ti ritirare” e per il momento non ci penso proprio». A Trieste Benito ha trovato anche l’amore e ha costruito una famiglia. «Mi sono sposato con una bella istriana e abbiamo avuto due gemelle.
Gli anni vissuti qui dopo il trasferimento sono stati stupendi, anche perché si respirava un clima di grande entusiasmo, c’era tanta voglia di fare, tanta volontà in tutti i settori e poi allegria e felicità tra le persone. Anche questa zona dove tuttora lavoro era molto vivace. Ho tanti bei ricordi dell’epoca. Adesso - prosegue - le cose sono un po’ cambiate, e anche tra commercianti della stessa via ci si parla di meno. Va detto poi che nel mio settore c’è poco controllo e non sempre il mestiere si fa nel modo corretto o con gli strumenti adeguati. Me lo raccontano i miei stessi clienti, ma io non ho modificato nulla, lavoro con la stessa professionalità e l’impegno di una volta e per questo molte persone vengono da me, perché sono affezionate».
Va detto poi che in tanti decenni di onorato servizio, Benito non si è assentato quasi mai. «A dir la verità qualche anno fa ho avuto un piccolo “imprevisto” e sono rimasto in ospedale per sei giorni - spiega giustificandosi per alcuni controlli, più che normali alla sua età - ma in realtà non era per una malattia o un problema serio. Avevo solo la tosse, ho fatto un po’ di esami e appena possibile sono rientrato nel salone. Qualche anno fa sono andato in pensione regolarmente ma ho deciso di continuare comunque, presentando tutte le carte per proseguire l’attività, perché mi sento legato ancora a questo posto. Mi piace entrare qui ogni giorno, incontrare i miei clienti, essere utile a chi cerca un servizio che trova di suo gradimento. È una soddisfazione ricevere tante persone, di tutte le età».
All’esterno c’è solo la scritta “salone” a grandi lettere. Più in basso le vetrate sono parzialmente coperte da alcune tendine chiare. Sono arancioni, invece, le sedute che ospitano i clienti pronti per un taglio o per sistemare la barba, e pure le poltroncine di fronte, destinate a chi è in attesa del proprio turno. Tutte rimandano a tempi passati, perfettamente conservate e curate. Su uno scaffale si nota la foto di alcuni modelli immortalati con chiome fluenti, un'immagine di qualche decina di anni fa, così come altre più piccole poco lontane. L’ambiente è semplice, pulitissimo e ordinato, e ogni piccolo dettaglio racconta la storia di un salone che ha visto passare intere generazioni e che è rimasto intatto nel corso del tempo.
Anche Benito, nel suo impeccabile grembiule, rispetta lo stile del salone, con modi garbati ed eleganti, che sembrano appartenere per molti aspetti a un’epoca diversa, così come sono i racconti che regala ad amici e clienti. «Tra i più bei ricordi c’è sicuramente l’inizio. A quell’epoca si lavora fin da giovanissimi e io a Bari ho iniziato nel salone insieme a mio fratello. Uno dei momenti indimenticabili è stato il mio primo taglio di barba, che ho effettuato a 13 anni: fino ad allora infatti mi era consentito solo fare l’insaponatura. Ed ero contento così, si imparava sul campo, ho passato un periodo lungo a osservare ciò che faceva chi era più grande ed esperto di me. Era quella pratica del mestiere che oggi si è persa in molti ambiti e che servirebbe sicuramente ai giovani».
Se domandi a Benito quando pensa di chiudere tutto, risponde così: «Mia moglie vorrebbe che restassi a casa subito - dice - per andare un po’ in giro insieme, ma ho ancora tanta passione per quello che faccio, mi sento in dovere di venire qui ogni giorno. E poi sono convinto che lavorare mi mantenga in forma e in salute». E a vederlo arzillo e divertito, con un grande sorriso stampato sul viso, è facile capire perchè molti clienti gli siano affezionati da così tanti anni.
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