La battaglia del Prosecco Zaia minaccia la Croazia

Il governatore veneto, da Vinitaly, diffida Zagabria dall’utilizzare il nome Prosek: «In Europa si entra rispettando le regole. In caso contrario faremo noi ricorso»
Di Furio Baldassi

TRIESTE. Non è bastata la guerra del Tocai, persa maldestramente dall’Italia nei confronti dell’Ungheria. Adesso, a livello comunitario, ci si mette anche la Croazia, che pure nell’Ue non è ancora entrata ma i cui scivoloni ultranazionalisti sono cronaca di ogni giorno. Ultimo esempio la difesa a spada tratta del suo “Prosek”. Una scelta che ha fatto saltare la mosca al naso al governatore del Veneto Luca Zaia. Che ieri a muso duro, al Vinitaly di Verona, ha ammonito il paese vicino. «La Croazia a luglio vuole entrare in Europa - ha tuonato - e se vuole entrarci deve farlo con le regole europee. Noi vogliamo la Croazia in Europa, vogliamo che gli istriani che sono nostri fratelli di sangue continuino nella sfida dell’Euroregione con Carinzia, Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Veneto; però la Croazia deve rinunciare all’utilizzo del nome “Prosek”, perchè altrimenti saremo noi a fare ricorso contro questa cosa». Punto. E messaggio, chiaro, inviato a Zagabria, anche se i precedenti e il pavido approccio della diplomazia Ue su queste questioni non fanno ben sperare. Molti si ricordano ancora che nell’assurda vicenda del Tocai-Tokaji l’ancora fresca entrata dei magiari nella comunità europea condizionò i burocrati di Bruxelles che ignorarono persino fior di carteggi storici.

Il Prosecco, comunque, va. E comincia ad andare anche nella sua zona di origine, il Carso triestino, presentatosi ieri al pubblico con la prima bottiglia ufficiale “doc” di Prosecco triestino. L’ha realizzata il roianese Andrej Bole dando pepe e spessore all’incontro nato per presentare “Prosecco bubbling style on show” che si terrà si svolgerà dall’11 al 13 ottobre 2013 , negli stessi giorni della Barcolana, ormai kermesse mondiale della vela. «Dopo l’edizione “numero uno” - ha commentato il presidente camerale Antonio Paoletti - arriva già la risposta di un produttore del nostro territorio, mentre siamo qui a Verona su richiesta dei produttori entusiasti dell’edizione 2012».

Stefano Zanette, presidente del Consorzio di Tutela del Prosecco, non ha dubbi nel rappresentare «le grandi aspettative dei consorziati verso un evento che è stato un autentico successo di pubblico ma soprattutto di operatori provenienti anche da varie parti del mondo». «Cercavamo un evento internazionale e a Trieste lo abbiamo trovato nello splendido contesto della Barcolana - prosegue Zanette - con grande attesa da parte della aziende, che guardano anche con grande attenzione all'eleganza della manifestazione e della città, abbinate al mondo della vela». Zaia, entusiasta, si spinge anche oltre, osservando che ormai il Prosecco «vede lo champagne dallo specchietto retrovisore» e, dunque, ha una crescita di mercato garantita.

Non solo bollicine, comunque, nelle giornate veronesi. Il vino è un business, e la migliore riprova è arrivata da Unicredit, che sul “palcoscenico” del Vinitaly, ha firmato con Coldiretti, Cia e Confagricoltura un accordo per il sostegno alle esigenze specifiche del settore vitivinicolo, “UniCredit International per il Vino”, un progetto che mette a disposizione delle pmi del settore vitivinicolo un’offerta dedicata di servizi a supporto del processo di internazionalizzazione. In pratica la Banca collaborerà con le Confederazioni in attività volte alla selezione di aziende eccellenti della filiera vitivinicola, con solide basi ed elevato potenziale di crescita internazionale, nonchè alla valutazione dei piani di crescita della loro attività estera e alla definizione delle soluzioni di supporto più adeguate. La banca ha predisposto anche un’offerta di prodotti dedicata, denominata offerta “WineCredit”, che si compone di forme di finanziamento e di altri prodotti e servizi a supporto dell’operatività delle aziende del settore.

L’attacco al vino italiano, del resto, è globale e sfacciato. Se ne è fatta efficace interprete Coldiretti con la sua campagna contro i vini “taroccati”. Sul mercato, è stato detto, ormai esiste di tutto: dalle scatole magiche per produrre in pochi giorni stravaganti imitazioni dei vini made in Italy più rinomati come il Chianti bianco ai tarocchi ancora diffusi sui mercati nazionale ed estero come il Kressecco tedesco o il Barbera rumeno fino addirittura ai concentrati di Sambuca, Amaretto e Anisetta, il settore dei vini e dei liquori italiani taroccati sottrae almeno 200 milioni di euro all’anno alla produzione nazionale. La Coldiretti, proprio per denunciare le aberrazioni che rischiano di minare il successo del vino italiano nel mondo, ha allestito al Vinitaly «L’angolo della vergogna». La stagnazione dei consumi interni, insieme alla crescita dei mercati esteri, rende più urgente - sottolinea Coldiretti - l’intervento delle Istituzioni per tutelare le esportazioni di vino made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali».

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