Krško, una tegola da 40 milioni di euro

Mancata fornitura di elettricità dalla centrale, Lubiana deve risarcire la Croazia. E Milanovic punge: vinciamo noi tutti i contenziosi
La centrale nucleare di Krsko
La centrale nucleare di Krsko

LUBIANA. Non solo confine. Slovenia e Croazia sono ricorse all’arbitrato internazionale anche per presunte malversazioni nella fornitura di elettricità a Zagabria dalla Centrale nucleare di Krško che è in comproprietà tra i due Paesi. E la sentenza del Centro internazionale per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti (Icsid) con sede a Washington cui si sono rivolti i due Paesi ha emesso la sentenza che ha decretato la colpevolezza di Lubiana. Così la Slovenia dovrà pagare alla Croazia, tra risarcimento e relativi interessi di legge e spese dell’arbitrato qualcosa come 40 milioni di euro.

I fatti in questione si riferiscono al periodo di tempo che va dal gennaio 2002 all’aprile 2003 e riguardano una quantità di energia, generata a Krsko, che la Slovenia non ha fornito alla vicina e comproprietaria dell’impianto nucleare, Croazia. Ricordiamo che la compagnia operativa della centrale Nuklearna Elektrarna Krško (Nek) è co-posseduta dalla compagnia slovena Gen-Energija, come parte della compagnia statale Elektro-Slovenija (Eles) e della compagnia statale croata Hrvatska elektroprivreda (Hep). La centrale nucleare provvede a più di un quarto della elettricità slovena e a circa un quinto di quella croata.

Ieri il ministro sloveno delle Infrastrutture, Peter Gašperšic, in visita all’aeroporto di Maribor, non ha voluto commentare la sentenza limitandosi a dire che la questione è ora nelle mani degli avvocati e che bisognerà fare esattamente i calcoli di quanto dovuto alla Croazia. Chi invece ha affondato il coltello nel burro è stato il premier croato uscente, Zoran Milanovic. «La Slovenia alla fine perde qualsiasi contenzioso con la Croazia», sono le sue parole. «Su qualsiasi cosa si confrontino con noi - ha aggiunto - alla fine perdono». Milanovi„ ha poi ricordato anche la vicenda della Ljubljanska Banka e dei creditori croati che su sentenza della Corte dei diritti dell’uomo ora dovranno essere risarciti. «Questa è la verità - ha chiosato - lenta ma raggiungibile».

Ovviamente raggiante anche il ministro croato dell’Economia, Ivan Vrdoljak il quale, tra l’altro, ha rimarcato come il caso Krško dimostra che «siamo in grado di tutelare le nostre aziende strategiche e gli interessi nazionali anche a livello di arbitrato». La Croazia, sempre a livello energetico, ha in corso di dibattimento anche arbitrati con l’azienda petrolifera magiara Mol relativamente alla gestione e alla proprietà dell’azienda petrolifera croata Ina. Per quanto riguarda il caso Krško la Hep si è rivolta all’Icsid nel novembre del 2005 perché la Slovenia non l’avrebbe rifornita di elettricità dalla centrale nucleare dal 1 gennaio 2002 all’aprile 2003. La Slovenia ha sempre sostenuto di aver offerto l’energia alla Croazia la quale avrebbe declinato. Govedì la sentenza di Washington ha definitivamente e inappellabilmente chiuso la vicenda.

«La decisione mi ha negativamente sorpreso - è il commento del premier sloveno, Miro Cerar che cerca di assorbire la botta - e il risarcimento sarà un pesante fardello per il nostro bilancio». Cerar ha comunque precisato che il suo governo ora pagherà le decisioni sbagliati di precedenti governi. «Certi errori - ha concluso - non si devono ripetere».

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