Krško 2, una centrale a rischio sisma

Bocciato dall’Istituto per la sicurezza nucleare francese il raddoppio dell’impianto Una scossa e sarebbe catastrofe
Di Mauro Manzin

TRIESTE. La Slovenia sta puntando molto sul raddoppio della centrale nucleare di Krško i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2015 (crisi permettendo) e scommette anche sull’interessamento di investitori stranieri nel progetto. Tutto si sta svolgendo in gran silenzio, se ne parla poco e quando lo si fa è una questione di sussurri. Come quelli che sono giunti in questi giorni dalla Croazia (padrona per il 50% dell’impianto nucleare attuale) e riportati dal quotidiano di Zagabria Jutarnji List.

Ebbene lo studio realizzato dall’Istituto francese per la sicurezza nucleare e radiologica proprio in vista della costruzione della cosiddetta centrale di Krško 2 (1600 megawatt di potenza pari a tre volte dell’impianto già esistente) fornisce un risultato inequivocabile: la zona di Krško che sarebbe interessata dalla costruzione risulta essere molto sensibile ai movimenti tellurici, per cui, concludono gli specialisti francesi, il progetto di costruzione di Krško 2 andrebbe fermato.

La relazione francese ha creato grosso disappunto, nervosismo e imbarazzo in Slovenia al punto che Martin Novšak, il direttore della società Gen Energija che gestisce la centrale per conto dello Stato sloveno, ha immediatamente dato l’ordine di secretare la relazione inviandola immediatamente all’analisi degli esperti e dei tecnici sloveni dell’agenzia che si occupa della sicurezza nucleare del Paese. La Gen Energija è la società capofila per il progetto di Krško due e ha dato vita a un consorzio con di quattro società per approntare lo studio di fattibilità del raddoppio della centrale nucleare esistente. L’Istituto francese per la sicurezza nucleare è una di questa e già a fine gennaio ha consegnato la sua relazione in cui, lo ripetiamo, si scrive molto chiaramente che in caso di terremoto, visto il terreno particolarmente sensibile su cui andrebbe a sussistere la centrale, si avrebbero conseguenze disastrose e ha quindi consigliato di bloccare il progetto.

Se della sicurezza di Krško è direttamente interessata la regione Friuli-Venezia Giulia (dista a 100 km di distanza in linea d’aria dall’impianto in Slovenia) ma anche l’intero Nordest, figuriamoci la sensibilità che un simile tema esercita sulla Croazia e sulla capitale Zagabria che dista solo 5 chilometri da Krško. Ma gli altri soci del consorzio guidato da Gen Energija si dissociano dal punto di vista francese. L’Agenzia slovena per la sicurezza nucleare sostiene, secondo fonti riservate, che essendoci punti di vista così difformi sull’argomento bisognerà effettuare ulteriori studi prima di trarre una conclusione definitiva. La Slovenia sostiene che la relazione francese non parla di conseguenze disastrose, ad esempio, in relazione alla centrale già esistente e visto che la nuova sorgerebbe su un’area praticamente adiacente a quella interessata dall’impianto in funzione la cosa deve essere ulteriormente approfondita.

Di diverso avviso Hrvoje Perhari„, il rappresentante croato nel consiglio di amministrazione della centrale nucleare, il quale sostiene che la relazione francese parla anche degli attuali rischi e pericoli inerenti a Krško 1 e il tutto è in fase di approfondimento. Davor Grgi„, presidente della Società nucleare croata, è pienamente a conoscenza della situazione e dichiara allo Jutranji: «Non è pensabile che la relazione francese si preoccupi solo della nuova centrale nucleare e non esamini anche lo stato della sicurezza di quella già esistente». Per ora il governo croato sul progetto di Krško 2 non prende posizione mentre l’Austria ha già dato il proprio parere negativo al raddoppio. I lavori di costruzione di Krško 2 dovrebbero partire nel 2015 e durare 4 anni. L’impianto avrà una “durata” di 60 anni, mentre Krško uno avrebbe ancora 20 anni di “sopravvivenza”.

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