Italia-Slovenia, accordo sui rischi del nucleare
Italia e Slovenia firmano l’annunciato accordo sulla sicurezza nucleare. Il patto sarà ratificato a Trieste, la città più vicina alla centrale di Krsko che solo due anni fa, a causa di una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento, scatenò una "grande paura". I due Paesi si impegnano a scambiarsi, 24 ore su 24, informazioni utili a minimizzare gli effetti di un incidente nucleare. A Trieste i due ministri all’Ambiente Stefania Prestigiacomo e Roko Zarnic
I ministri Zarnic e Prestigiacomo
TRIESTE
Si impegnano a scambiarsi, 24 ore su 24, tutte le informazioni utili a minimizzare gli effetti di un incidente nucleare. E, al contempo, si impegnano a collaborare in nome della sicurezza. Italia e Slovenia, ormai, sono pronte: il paese che insegue l’atomo e quello che l’atomo ce l’ha già firmano oggi l’annunciato accordo sulla sicurezza nucleare. E lo firmano, non casualmente, a Trieste: la città più vicina all’ex confine e alla centrale di Krsko che solo due anni fa, a causa di una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento, scatenò una "grande paura".
A ”benedire” l’accordo - formalmente sottoscritto dalle due agenzie nazionali competenti in materia di sicurezza nucleare, l’italiano Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e la slovena Nuclear Safety Administration, arrivano già in mattinata i due ministri all’Ambiente: Stefania Prestigiacomo e Roko Zarnic. A fare gli ”onori di casa”, in piazza Unità, il sottosegretario triestino Roberto Menia: «L’Italia sta spingendo molto in direzione di accordi di collaborazione con i paesi vicini già nuclearizzati. Un mese fa è stato sottoscritto un accordo analogo con la Francia, adesso tocca a quello con la Slovenia».
Un passo importante nel segno della sicurezza nucleare, ma non solo: «L’accordo fa indubbiamente crescere i rapporti di collaborazione tra i due paesi. Non a caso, a margine della firma, si terrà sempre in Prefettura un incontro bilaterale sulle molte questioni aperte tra i due Paesi» sottolinea Menia. L’elenco è lungo, i dossier scottanti non mancano: «Si va dai rigassificatori al raccordo per il gas, dal nuovo piano di sviluppo del porto di Capodistria alla questione dell’Isonzo e del caso Livarna».
L’accordo sulla sicurezza nucleare resta, però, il piatto forte della giornata: bandisce le diffidenze e prevede uno scambio tempestivo ed esaustivo di informazioni e ”know how”. E ne disciplina le modalità nella convinzione che quello scambio contribuisca ad accrescere la sicurezza dei cittadini da una parte e dall’altra. Il paese in cui si verifica un’incidente, pertanto, si impegna a notificare immediatamente all’altro la natura, il momento, la localizzazione di quell’incidente. Di più: si impegna a fornire tutti i dati utili a limitare i danni. Italia e Slovenia, al tempo stesso, si impegnano a cooperare alla definizione delle contromisure più efficaci in caso di un allarme ”radioattivo”.
Non solo emergenza, però. I due paesi, in nome della sicurezza nucleare, si garantiscono una più generica collaborazione a 360 gradi, promettendosi la diffusione dei dati sulle centrali nucleari, sulla gestione dei rifiuti radioattivi, sull’impatto ambientale, piuttosto che sui progetti di ricerca e sviluppo.
L’accordo, simile a quello italo-francese sottoscritto a Parigi poche settimane fa, prevede inoltre l’istituzione di un gruppo congiunto di esperti. E la nomina di due coordinatori ad hoc. L’obiettivo? Far sì che lo scambio di informazioni, con la definizione di una piattaforma operativa e la previsione di un metodo di trasmissione, diventi realtà. Il più rapidamente possibile. Non a caso, l’accordo bilaterale prevede anche che l’Italia e la Slovenia individuino i responsabili della ”fornitura” di informazione: responsabili che dovranno essere in servizio ”H24”.
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