Irci, mancano 180mila euro. Fondi regionali in ritardo
Mancano quasi 200mila euro al bilancio dell’Irci. Non si tratta di un buco ma di finanziamenti non arrivati e di soldi da restituire. Una voragine nei conti che si somma alle distrazioni in fase di accertamento del tesoriere Stefano Nedoh. Mancano all’appello 180mila euro relative alle due rate del mutuo decennale per la realizzazione del museo della Civiltà istriana che la Regione si è impegnata a coprire in base alla legge 2/2006 (articolo 7, comma 19). Un mutuo da 1,4 milioni di euro acceso dall’Arci nel 2008 per il quale la Finanziaria regionale stanzia ogni anno 180mila euro. Ma non quest’anno. Il motivo? «Non è terminata la fase istruttoria. Abbiamo chiesto delle integrazioni che non sono arrivate in tempo. Nel frattempo il bilancio regionale è stato chiuso. E quindi se ne riparla nel 2015», spiega Giuseppe Mileo, funzionario regionale del servizio beni culturali. Nel frattempo, l’Irci ha dovuto pagare le rate del mutuo con i soldi correnti bloccando altre attività.
Ma non è l’unico questione contabile con cui dovrà fare i conti l’Irci. Il 26 settembre, poi, è arrivata una lettera d’oltreconfine dell’Unione italiana firmata dal presidente Maurizio Tremul, nella quale si chiede la restituzione di più 12mila euro legati alla partita “gestione cimiteri”, ovvero della manutenzione delle tombe italiana in Istria. «Questa lettera non ha nulla a che vedere con le ultime vicende dell’Irci - spiega Tremul -. È una lettera che ho dovuto scrivere con mio sommo dispiacere su richiesta del revisore dei conti del ministero degli Esteri. Siamo tutti in buona fede. Abbiamo chiesto indietro 4.954 euro relativi al finanziamento di 49.548 euro e 7.368 relativi al finanziamento di 73.136 euro del febbraio 2011 per lavori effettuati nel 2010. Si tratta del 10% di spese di gestione non dovute». Un problema in più per la cassa dell’istituto di via Torino che si trova a dover restituire tre anni dopo fondi incassati nel 2011. Resta la stranezza di soldi nel ministero degli Esteri che arrivano a Trieste passando da Fiume. La “gestione cimiteri” non porta bene all’istituto che già ha in corso un controllo della Finanza sulla fatturazione con l’Università popolare di Trieste.
Dalla presidenza dell’Irci, intanto, arrivano alcune precisazioni rispetto all’assemblea di giovedì scorso rinviata a gennaio. «Stante l'impossibilità di procedere all'esame della situazione economico-finanziaria dell'Istituto, gran parte dell'Assemblea dei soci di giovedì scorso, di non breve durata - spiega la presidente Chiara Vigini - è stata dedicata all'illustrazione particolareggiata del progetto di allestimento del Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata. L'ampia relazione della dottoressa Masau e la successiva discussione hanno consentito di rendere espliciti i riferimenti alle realtà di Fiume e della Dalmazia e di ribadire come il Museo punta ad una rappresentazione generale della civiltà di matrice latina, romanza, veneta ed italiana sviluppatasi nell'Adriatico orientale». Si è parlato quindi del museo dopo la contestazione del dalmata Rendo de’ Vidovich. «Tale impostazione ha incontrato generale consenso tra i presenti», assicura la presidente che chiude il non stringato comunicato con una battuta: «Le uniche, pacate, divergenze, si sono riscontrate sul numero dei santi e protomartiri di sicura ascendenza dalmata». Un consiglio? «Scherza coi fanti e lascia stare i santi». E prima di tutto metti a posto i conti.
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