Ipotesi Ausonia per Ferroviario e Cral Porto
I soci dei due stabilimenti disposti ad accettare la sistemazione alternativa
Un trasloco dal Porto Vecchio all’Ausonia. Potrebbe finire così la querelle tra i responsabili dell’associazione dopolavoro del bagno Ferroviario e l’Autorità portuale. Ma all’Ausonia potrebbe trasferirsi anche l’adiacente stabilimento del Cral del Porto che è a «rischio sfratto» proprio come il Ferroviario. La conferma viene da Martino Corticelli, segretario generale dell’Authority: «Il trasferimento all’Ausonia sarebbe un’ottima soluzione».
L’idea è del presidente del Cral del Porto, Lorenzo De Ferri. Dice: «Se ci proponessero l’Ausonia da occupare con gli amici del Ferroviario, potremmo anche valutare la situazione. Noi non abbiamo proposto alcun ricorso al Tar come hanno fatto i responsabili del Dlf, ma anche noi abbiamo il timore concreto che la concessione non ci venga rinnovata. La prova - spiega - è che l’ultimo accordo con l’Authority ha una durata di un anno». Spiega ancora: «Vogliamo incontrarci con i vertici dell’Autorità per definire le alternative. E una potrebbe essere proprio il trasferimento all’Ausonia. Ce l’avevano già proposta».
E ribadisce: «Si potrebbe dividere la gestione del bagno con il Ferroviario. Non è una cattiva idea». Replica il presidente del Dlf Claudio Vianello: «Una proposta è sempre meglio di niente. È chiaro che ci andrebbe bene una soluzione che tenga conto di tutte le attività sportive del nostro sodalizio. Occorrono certezze: dovremmo avere una concessione abbastanza lunga così possiamo pensare in modo concreto agli investimenti. Deve esserci in sostanza un patto per la città, uno stabilimento per la fascia della popolazione che non ha grandi possibilità. E questa nostra filosofia non è poi tanto diversa da quella del Cral del Porto. È vero, ci sono situazioni di gestione differenti, ma sono scogli superabili. Ne sono convinto».
Interviene De Ferri: «Noi non presenteremo nessun ricorso al Tar. Non vogliamo andare contro la città. Il nostro stabilimento è frequentato solo dai soci (in tutto oltre 3mila) e non possono venire estranei come accade invece al Ferroviario. Tempo fa abbiamo posto il problema dello sfratto all’Autorità portuale, ma finora non abbiamo ricevuto risposta. Nel 1980 avevamo anche fatto un progetto che allora prevedeva il trasferimento verso il terrapieno di Barcola. Ma con quello che poi si è scoperto in quell’area, per quel che riguarda l’inquinamento, è sicuramente stato meglio così». «Quella del trasferimento all’Ausonia sarebbe un’ottima soluzione. Se i responsabili degli stabilimenti si mettessero d’accordo si potrebbero risolvere i problemi della cittadinanza. Si potrebbe partire da 2011, quando scadrà la concessione oppure si potrebbe trovare un altro accordo con la stessa cooperativa che ora gestisce l’Ausonia», dice Corticelli.
E riguardo al ricorso presentato al Tar dal Ferroviario il segretario generale del Porto manifesta qualche perplessità. «La mappa alla quale hanno fatto riferimento è sbagliata. Credo che lo dovranno ritirare proprio per questo. Noi non abbiamo mai parlato di sfratto. Ma se si mettessero d’accordo. Già, quella dell’Ausonia, sarebbe proprio un’ottima idea...». E proprio sulla questione interviene anche l’avvocato Fulvio Stradella, difensore del Ferroviario. «Il ricorso oltre che essere utile è anche fondato. È incompatibile la variante del porto rispetto al piano regolatore del Comune. Lo strumento urbanistico di Trieste prevede proprio che nell’area del Ferroviario ci siano anche insediamenti ricereativi al servizio della balneazione».
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