«Io, la "successora" di Margherita: una vita passata a studiare le stelle»

Parla l’astrofisica Francesca Matteucci, appena eletta socio nazionale alla prestigiosa Accademia dei Lincei. «Sono arrivata a Trieste quasi 25 anni fa, ispirata dal lavoro della Hack: una città all’avanguardia per la ricerca scientifica»

TRIESTE «Un grandissimo onore». L’ingresso all’Accademia dei Lincei non può essere commentato diversamente. Lo fa con un filo di orgoglio nella voce la professoressa Francesca Matteucci, astrofisica, docente all’Università di Trieste, che qualche giorno fa è stata eletta socio nazionale dell’accademia scientifica più antica del mondo.

Professoressa, partiamo da qui. Un riconoscimento importante per la sua carriera.

Sì, anche se questa è la seconda fase. Nel 2003 ero stata nominata socio corrispondente. Ora è arrivata l’elezione nazionale. Anche Margherita Hack ha avuto questo percorso all’interno dell’Accademia dei Lincei.

Sulla Hack e sul vostro rapporto ci torneremo. Iniziamo dal principio: liceo a Venezia, poi Padova e Roma.

Sono nata a Roma per caso, la mia famiglia è umbra. Fino al primo anno di liceo ho studiato ad Orvieto, poi alla fine degli anni ’60 mio padre aveva avuto un lavoro a Venezia e così ci siamo trasferiti in Laguna dove ho finito il liceo al Marco Polo. Poi mi sono iscritta a Fisica, a Padova, ma ci sono rimasta solo un anno perché la mia famiglia nel frattempo si era ritrasferita ad Orvieto. E così sono andata a studiare a Roma, dove mi sono laureata alla Sapienza.

Con una tesi dal titolo: “Evoluzione di un resto di supernova”.

Feci la tesi in astrofisica con il professor Pacini, grande scienziato e famoso divulgatore che appariva in televisione spesso assieme alla Hack. In realtà volevo fare una tesi in Fisica dello stato solido, ma quando andai dal mio professore lui mi disse: “C’è questa cosa nuova dell’astrofisica, c’è un giovane venuto dall’America che fa un corso molto affascinante”. Quel giovane era, appunto, Pacini. Andai a seguire uno dei suoi corsi e rimasi così affascinata che decisi di fare la tesi con lui. E da lì è iniziata la mia carriera di astrofisica.

E poi come è andata?

Dopo la laurea sono ritornata a Padova dove ho lavorato con una borsa di studio del Cnr al Dipartimento di Astronomia. Lì è iniziato il mio training come ricercatore e la mia attività sull’evoluzione chimica delle galassie: una ricerca che porto avanti da 35 anni.

E a Trieste come ci è arrivata?

Vinsi un posto al Cnr di Frascati, ma sentivo di voler fare anche un’esperienza all’estero. Feci domanda, come post-doc, all’European Southern Observatory di Monaco di Baviera. Lì sono stata 6 anni, più altri 4 al Max Planck Institut. Mentre ero in Germania, però, mi era venuta la voglia di tornare in Italia: avevo nostalgia e volevo avere degli studenti tutti miei. Avevo saputo di un concorso a Trieste per professore associato riservato a chi aveva passato qualche anno all’estero e questo mi ha consentito, da outsider, di vincerlo.

Da Trieste non se n’è più andata.

Ero molto contenta di arrivare qui perché sapevo che c’era la Hack. E poi il fatto che fosse una città sul mare mi piaceva molto. Sono arrivata a Trieste con l’intento di rimanerci. Molti miei colleghi, invece, non ci credevano e mi dicevano sempre: “Chi viene a Trieste da fuori non ci vuole mai rimanere”. Dimostrai loro il contrario: sono qui dal 1994.

Ed è iniziata la sua carriera qui all’Università, dove ha conosciuto più da vicino proprio Margherita Hack.

Nel 2000 sono diventata professore ordinario e nel 2003 sono entrata per la prima volta all’Accademia dei Lincei come socio corrispondente. Un grande onore, soprattutto perché in qualche modo ho sostituito Margherita sia all’università che ai Lincei. Tra me e lei c’è stata una sorta di staffetta. Quando ero studente lei era già famosissima, l’avevo intravista qualche volta a delle conferenze. Mi ha sempre fatto una grande simpatia. L’avevo conosciuta, poi, nell’ambiente scientifico, ma è solo venendo qui a Trieste che c’è stata più vicinanza tra di noi.

È vero che la considerava un po’ la sua erede?

Mi ricordo un episodio. Ero all’università da poco e il giorno del suo pensionamento feci un discorso in suo onore. Lei quasi si commosse e con quel suo divertentissimo accento toscano disse: “La Francesca la sarà la mia successora”. Margherita mi stimava, delle volte mi mandava al posto suo a tenere dei convegni.

Lei che l’ha conosciuta da vicino, che persona era?

Era un tipo molto schietto, una che diceva sempre quello che pensava, al limite quasi dell’ingenuità: infatti aveva persone che la adoravano e altre un po’ meno. Politicamente molto impegnata, nella sinistra, sempre in difesa dei deboli. Insomma, da un punto di vista umano era un bel personaggio. E aveva una grandissima passione per la divulgazione, anche negli ultimi anni della sua vita.

Torniamo a lei. Qui all’università insegna Fisica delle stelle e delle galassie. Tradotto per i comuni mortali?

Le galassie son fatte di stelle e le stelle sono i maggiori produttori degli elementi chimici dell’universo. L’universo è fatto di idrogeno ed elio e poi c’è una piccolissima percentuale di tutti gli altri elementi. Tra cui quelli che ci compongono. Infatti la Hack usava dire: “Siamo figli delle stelle”. Quindi io mi occupo di capire come le stelle hanno prodotto e restituito gli elementi che producono nel loro interno, attraverso reazioni di fusione nucleare, e come questi elementi si sono distribuiti nelle galassie. Dallo studio delle abbondanze di questi elementi, come in una sorta di astro-archeologia, noi riusciamo a risalire indietro, vedendo la storia di come si sono formati e a capire come la stessa galassia si è formata e si è evoluta.

Qual è il livello dell’astrofisica in Italia?

Molto buono. Siamo il quarto paese al mondo per pubblicazioni e rilevanza scientifica. Ovviamente Trieste è uno dei poli di eccellenza. E, soprattutto, abbiamo molte scienziate. Nell’Unione astronomica internazionale le donne italiane sono le più numerose rispetto agli altri paesi.

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