«Inutile il porto off-shore di Venezia»

Nuove chance per il Porto franco di Trieste. Cadono uno a uno come birilli i principali ostacoli che si frapponevano al decollo del porto di Trieste. Pressoché contemporaneamente alla storica svolta del Punto franco è stato scacciato uno dei principali fantasmi che turbavano i sogni di crescita, e cioè la fantascientifica piattaforma offshore di Venezia da 2,1 miliardi di euro che aveva poche possibilità di riuscita ma che secondo molti, se realizzata, avrebbe calamitato i principali flussi di traffico in Adriatico.
Bocciato il porto off-shore di Venezia. A cassarla definitivamente è stato nientemeno che lo stesso presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico settentrionale che oggi riunisce Venezia e Chioggia. Solo qualche mese dopo la sua elezione, in un’intervista data a Matteo dell’Antico e pubblicata sul sito web specializzato The mediTelegraph e sul quotidiano Il Secolo XIX, Pino Musolino, scettico sull’operazione fin dal suo insediamento, si dimostra ora addirittura tranchant nella bocciatura e usa perfino toni un po’ sarcastici nei confronti del suo celebre precedessore, il professor Paolo Costa che della piattaforma offshore aveva fatto una bandiera ed era riuscito a farla sventolare a Roma (il governo di centrosinistra in realtà si era mostrato molto tiepido) e a Bruxelles.
«La piattaforma non serve, lo dice il mercato», sentenzia Musolino, aggiungendo che «il mio compito sarà riportare l’astronave sulla terra». Il motivo è più che semplice: «Non ci sono investitori interessati - afferma Musolino - nessuna compagnia che opera nel trasporto container e neppure terminalisti».
Una stoccatina nei confronti di Trieste comunque c’è. «Da qui al 2030 – dice il presidente - Venezia e gli altri porti adriatici non movimenteranno mai 6 milioni di teu (era l’obiettivo di Costa, ndr.) ma probabilmente meno della metà. E poi nessuna mega-nave arriverà mai a scalare Venezia o Trieste, perché le grandi portacontainer privilegiano i porti di transhipment».
Un'opera considerata inutile. La tanto decantata piattaforma offshore (che aveva addirittura messo il Pd del Veneto contro quello del Fvg) viene ora definita da Venezia «un’opera inutile».
Ma la progettazione è già avviata. Un primo treno però è stato lanciato e non si può fermare la progettazione già avviata, che completata entro fine anno con 3 milioni di finanziamenti pubblici elargiti. Potrebbe però tornare comunque in parte utile in futuro per il settore inshore, si fa rilevare negli ambienti portuali veneziani.
A effettuarla il gruppo italo-cinese 4C3, costituito dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente e guidato da China Communication Constructions Company Group (CCCG), quinto general contractor mondiale. «È un progetto di grande prestigio – aveva detto Alfredo Ingletti, presidente della 3TI Progetti - considerando che riguarderà il più grande terminal plurimodale offshore del mondo, un’opera che restituirà a Venezia un ruolo primario nel Mediterraneo.
Grazie alla nuova piattaforma d’altura che sorgerà al largo di Malamocco (a 8 miglia dalla costa) e al primo terminal container che sorgerà in area Montesyndial a Porto Marghera, Venezia si proporrà come punto di riferimento per il sistema navale e logistico del traffico merci globale». Così non sarà. Dove Musolino non intende recedere di un millimetro è invece nel settore delle crociere. «Chi sostiene che i crocieristi dovrebbero scalare altrove - afferma - non vuole il bene della nostra città ma soprattutto ai cinquemila occupati che grazie a questo comparto lavorano a Venezia. E poi, attenzione: se crolla Venezia, crolla l’intero sistema crocieristico italiano, adriatico in particolare».
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