«Inaccettabile il contrasto tra città e Soprintendenza»
«Il livello di contrapposizione tra la Soprintendenza ai Beni architettonici e le autorità del Friuli Venezia Giulia e di Trieste in particolare ha toccato un limite patologico e non ulteriormente tollerabile». Entra in campo il direttore regionale ai Beni culturali del Friuli Venezia Giulia Giangiacomo Martines nel muro contro muro che vede protagonisti da un lato il Comune di Trieste e l’associazione dei costruttori e dall’altro Maria Giulia Picchione, dal luglio 2012 soprintendente appunto ai Beni architettonici. E lo fa a gamba tesa. «Mi riservo, a nome del Ministero e della Direzione regionale - annuncia Martines quasi in modo altisonante - di condurre un’approfondita indagine per capire cosa sia accaduto in questi ultimi sei mesi».
In effetti gli amministratori cittadini di qualsiasi colore (a parte forse il contestato caso della passerella sul Canale) non hanno mai fatto dell’immaginazione al potere una loro regola per cui i ripetuti “altolà” della soprintendente suonano ancora più incredibili. «È vero - afferma Martines - in queste terre c’è sempre stata una grandissima attenzione per la salvaguardia del patrimonio storico e una naturale avversità per le fughe in avanti. In questo momento mi trovo a Monfalcone dove i recenti restauri all’ex Albergo operai della Fincantieri sono stati fatti in modo esemplare, e altrettanto mi pare sia sempre avvenuto anche a Trieste: basti vedere il caso del Porto Vecchio dove per quel che riguarda i nostri ambiti di competenza con i concessionari si è da subito instaurato un clima positivo nel comune obiettivo di una valorizzazione di quell’eccezionale patrimonio architettonico». Eppure il piccone della Picchione, perlomeno a quanto denunciano i rappresentanti della giunta comunale triestina, si è abbattuto dappertutto: non solo la vigilia di Natale sul progetto di rivalutazione dell’ex Meccanografico di riva Traiana, ma su panchine da mettere in strada, stalli per biciclette, wc chimici da piazzare il sabato e togliere il lunedì. Di più, sembrerebbe che il sindaco non abbia ancora presentato il progetto per lo Science center nell’ex Pescheria proprio per non vederselo immediatamente rispedito al mittente.
Eppure spesso chi è ricorso alla giustizia amministrativa ha vinto. Il Tar ha dato per quattro volte torto alla soprintendente con sentenze in cui si rileva «eccesso di diniego» e «intollerabile forma di arroganza dell’azione amministrativa». E questa non è che la punta dell’iceberg. «Sono diverse altre le cause già approdate o che stanno approdando al Tar - lamenta lo stesso Martines - e ciò significa che il contenzioso è uscito dall’ambito fisiologico e ha assunto connotati patologici. Il contrasto ha raggiunto livelli non solo inaccettabili, ma anche estranei a una proficua e necessaria dialettica che in questa regione si era sempre risolta in termini costruttivi». La poca volontà di dialogo, sembra di capire, sarebbe il peccato “originale” attribuito alla soprintendente. «Abbiamo un’istituzione magica - spiega il direttore regionale - che si chiama Tavolo tecnico, è prevista dal nostro ordinamento e ci dà la possibilità di confrontarci con amministratori, progettisti e tecnici. Riguardo a ogni parere originariamente non positivo esiste la possibilità di ragionamento e miglioramento. Sarà mio dovere verificare che anche la dottoressa Picchione come hanno fatto tutti i suoi predecessori sia disponibile al confronto con amministratori e tecnici per far progredire i progetti che possano portare sviluppo a Trieste».
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