In un hangar del Canale navigabile la lavorazione delle alghe rosse di Giava

Investimento di due milioni di euro, una ventina di assunzioni. Previste 600 tonnellate all’anno di produzione iniziale
Silvano Trieste 2018-07-27 Ortolan Mare
Silvano Trieste 2018-07-27 Ortolan Mare

TRIESTE Un indu o un musulmano possono gustarsi una caramella gommosa o aprirsi una scatoletta di cibo senza timore di incorrere in sacrilegi. Analogamente un vegano non dovrà venire meno ai suoi precetti. Utenti allergici ai siliconi possono utilizzare profilattici, senza temere controindicazioni legate al lubrificante. Finisce anche nelle capsule degli antibiotici. Insomma, l’«agar», un addensante estratto dalle alghe rosse, risolve molti problemi, da quelli più delicati per la coscienza a quelli più prosaici ma non meno importanti, dribblando il ricorso alle colle di origine alimentare. Lo comprano colossi come Haribo, Simmenthal, Durex.

Corna facendo, dall’inverno 2019 questo estratto sarà lavorato anche in un magazzino vicino al Canale Navigabile, posizionato per buona parte in Zona franca come attesta un reticolato doganale che separa l’area uffici da quella produttiva. L’idea è venuta a Lino Paravano, socio al 20% di Java Biocolloid Europe, società nella quale l’azionista di riferimento è il potente gruppo indonesiano Hakiki. La sede è a Surabaya, nell’isola di Giava, non lontano da Bali: 300 dipendenti diretti, 10 mila raccoglitori di materia prima. Il magazzino apparteneva all’Ortolan ed era poi passato a Samer, con cui l’altra mattina Paravano ha definito il pre-accordo di acquisto.

Silvano Trieste 2018-07-27 Ortolan Mare
Silvano Trieste 2018-07-27 Ortolan Mare


Paravano vuole varare i lavori di sistemazione già in settembre. Due milioni di investimento per comprare e adeguare - secondo i dettami D&D statunitense e del Codex Alimentarius Ue - l’edificio dotato di una superficie di 1200 metri quadrati, cui s’aggiungono due realtà più piccole per altri 600 mq. Una ventina di addetti tra laboratorio, amministrativi, operai. Obiettivo iniziale è sfornare 600 tonnellate all’anno di «agar», che sarà esportato al prezzo di 25 euro al chilo in una quarantina di Paesi: per farne un chilo servono 100 kg di alghe rosse.

Perchè Java Biocolloid ha scelto Trieste? Paravano, insieme al figlio 24enne Giulio laureato nell’australiana Brisbane, scandisce tre ragioni. La possibilità di produrre “made in Italy” in punto franco, evitando l’esborso del 22% di Iva. La collocazione geografica che consente di coprire le piazze europee e mediterranee, fruendo del porto. La volontà di produrre direttamente, saltando i grandi trader. L’antica conoscenza di Paravano con il presidente di Area Science Park Sergio Paoletti, la collaborazione di Enrico Samer hanno poi agevolato lo sbarco triestino.

Ma alle spalle di questo hangar ancora vuoto ci sono trenta dei 55 anni compiuti da Lino Paravano. Friulano nato a Torsa di Pocenia, figlio di agricoltori e laureato in agraria a Udine, questa atipica figura di imprenditore comincia alla Compagnia di ricerca chimica a San Giovanni al Natisone, poi passa per la Snia di Torviscosa, dove nel giorno delle dimissioni il suo destino s’incrocia casualmente con un manager, che si chiama Vittorio de Rinaldini ed è figlio del primo presidente del Consiglio regionale Fvg. De Rinaldini è amministratore delegato della Fingel, una controllata della Simmenthal, e deve aprire una fabbrica nella zona Aussa-Corno, dove lavorare le alghe rosse raccolte in laguna e trasformarle in gelatina. È il 1990: comincia l’avventura di Paravano. Ma alcune discutibili iniziative ecoambientali, condotte da un’azienda campana nell’ultima parte della Prima Repubblica, alterano l’equilibrio lagunare e le alghe rosse danno forfait. Paravano lavora in Marocco, in Cina, in India, in Indonesia dove finalmente si ferma e chiama la famiglia. Nel 2008 nasce Java Biocolloid: il grande partner Hakiki produce margarine, coloranti, lieviti, enzimi. È uno dei tre grandi dell’«agar agar», insieme alla cinese Green Fresh e alla cilena Algamar.


 

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