In tour tra le spugne più antiche d’Europa

TRIESTE Alcuni vecchi mobili da ufficio della Olivetti, nei quali – stando alle etichette appiccicate su ogni cassetto – devono essere archiviati in forma cartacea gli indirizzi di colorifici e pennellifici. Il modellino in legno di un veliero. Un manifesto pubblicitario di sapore vintage, che raffigura una bambina nell’atto di lavarsi all’interno di una bacinella di bronzo. Ha in testa una cuffia e, sopra di lei, la scritta «Spugnificio Rosenfeld dal 1896». Sono alcuni degli oggetti che saltano all’occhio entrando nella più antica azienda dedita alla lavorazione delle spugne d’Europa, tra quelle tuttora in attività, e che si trova nella zona industriale di Muggia.
A ripercorrerne la storia è l’attuale titolare Mary Rosenfeld, in occasione di un’apposita visita guidata organizzata dall’Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda (Aidda). «Tutto ebbe inizio in epoca austroungarica, quando Trieste era un porto commerciale al centro della Mitteleuropa – spiega Rosenfeld –. In quel periodo il nonno Davide entrò in contatto con alcuni mercanti greci, che allora detenevano il monopolio sulla spugna: entrò nel commercio e fondò il primo stabilimento, che aveva sede a Roiano, vicino alla storica fabbrica della Stock. Oggi siamo in sette, a lavorare qui, ma all’epoca gli operai erano tantissimi».
Sui tavoloni apparecchiati con sacchi di juta, intanto, sono posate alcune fotografie che riassumono il resto del racconto: dalle immagini in bianco e nero si passa a quelle a colori. Tra i tanti, uno scatto dalle tinte lievemente sbiadite ritrae un enorme cumulo di spugne, molto più alto di una persona. Accanto, due giovani donne – le sorelle Rosenfeld – in jeans e maglioni anni Ottanta: segno dello scorrere del tempo. La famiglia guida infatti l’azienda da ormai quattro generazioni, «avendo fatto della lavorazione della spugna di mare un punto di eccellenza – prosegue la titolare –: ne conosciamo ogni segreto e particolarità, comprese le acque dove trovare i migliori esemplari. In passato le spugne erano indispensabili per tutte le attività industriali: non esisteva la plastica né il sintetico. Oggi sono invece perlopiù articoli d’élite. Sopravvivono tuttavia alcune nicchie industriali di utilizzo delle spugne naturali, ad esempio nella lavorazione di oggetti di lusso come pellami e collane, che ne hanno bisogno nella fase del fissaggio dei colori. Ma anche nella grafica: ci sono strumenti che non possono essere puliti con altri materiali, tant’è che siamo fornitori della zecca di Stato».
A non essere cambiato, in oltre un secolo di storia, è invece il metodo di lavorazione artigianale. Le spugne Rosenfeld vengono raccolte nel mar Mediterraneo e nell’oceano Atlantico, lavorate a Trieste e quindi esportate in tutto il mondo. Con un occhio di riguardo nei confronti della questione ambientale.
L’impresa sostiene e finanzia infatti una ricerca per l’allevamento delle spugne nel mar Adriatico e nei mari delle isole Bahamas, in collaborazione con l’Università di Trieste ed il Cape Eleuthera Institute delle Bahamas, appunto. «Allevate o pescate, dai sommozzatori oppure dalle reti a strascico, quando emergono dalle acque le spugne hanno tutto un altro aspetto: sono del colore del tabacco, rese pesanti dai materiali organici che trattengono al loro interno. Sono gli stessi pescatori a pulirle e a metterle ad asciugare al sole, finché ne rimane solo la leggera struttura scheletrica. Schiacciate e compresse in balle all’interno di sacchi di juta, le spugne grezze arrivano poi in laboratorio, per le successive fasi di lavorazione: vengono immerse in soluzione prima acide e poi basiche, per ottenere infine un Ph neutro. Un ulteriore processo è quello dell’imbianchimento: è l’industria a preferirle chiare». –
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