In Carso il restauro deI bunker della Guerra fredda VIDEO e FOTO

SAVOGNA Le fortificazioni figlie della Guerra fredda sul monte Skofnik, vicino l'abitato di Cotici, in territorio di Savogna d'Isonzo, e poco distante dal Monte San Michele, saranno visitabili già nel corso dell'inverno. Dopo la firma del protocollo d'intesa tra Agenzia del demanio e Provincia di Gorizia, che ha concesso i manufatti a quest'ultima per sei anni, i volontari del Comitato della Fanteria d'Arresto, collegato all’Associazione nazionale fanti d’arresto (referente di zona il colonnello Mario Borean) hanno iniziato i lavori di messa in sicurezza e ripristino di un complesso difensivo unico nel suo genere e che ben racconta un pezzo importante e non lontanissimo della storia italiana, oltre che della Venezia Giulia.
Grazie al sostegno della Fondazione Carigo e della Provincia, il Comitato, nato alcuni anni fa per lo studio della storia e del ruolo della Fanteria d'Arresto, ha già avviato il ripristino dei portelloni d'ingresso, che erano stati saldati, dopo il definitivo abbandono delle postazioni nel 1992, a seguito del crollo del Muro di Berlino, della fine del blocco sovietico.
Nella giornata di sabato è stata data corrente all’impianto elettrico interno e quindi originale ed effettuato un importante lavoro di sfalcio e potatura del verde circostante.
«Questa postazione è unica», spiega Stefano Cogni, componente del Comitato e che le postazioni le aveva conosciute nel corso del servizio militare, assolto proprio della Fanteria d'Arresto, al lavoro assieme ad altri volontari. «Oltre all'osservatorio di fanteria ha anche quello di artiglieria - sottolinea Boris Cotic, un altro dei volontari ieri sul monte Skofnik -. E' realizzato su due piani e dotato di un "locale polmone», dove i fanti, grazie all'impianto di sovrapressurizzazione, potevano contare su una riserva di ossigeno "protetta" da eventuali aggressioni chimiche o batteriologiche esterne".
La linea telefonica "campale", che collegava cioè tutte le postazioni, è inoltre ancora funzionante, com'è intatta la mimetizzazione della sottostante postazione per le mitragliere, realizzata in vetroresina a replicare i muretti a secco del Carso.
«Adesso siamo circondati dalla vegetazione - dice Cogni -, ma ancora vent'anni fa da qui si aveva la visuale aperta fino al mare e alle Prealpi Giulie". Quanto era indispensabile a chi avrebbe dovuto impedire un eventuale controllo della cima del San Michele e l'infiltrazione di unità nemiche in direzione di Polazzo e Sagrado. «Infatti la postazione era dotata anche di un piccolo radar - aggiunge Cogni - per monitorare eventuali avanzamenti dell'esercito nemico».
Il ripristino si muove a fronte delle ricerche effettuate negli archivi del 12° Reparto infrastrutture di Udine. «Anche quand'erano ancora formalmente "in servizio" sparivano lucchetti e lampadine dalle postazioni sotterranee - ha spiegato un altro volontario, Alberto Pastorutti -. I locali della mitragliera sono però rimasti intatti e sono in ottime condizioni».
L’obiettivo è di rendere fruibile il sito, che si trova a non molta distanza da quelli della prima Guerra mondiale, già nel corso dell'inverno, garantendo visite che potranno essere solo guidate.
Sul Carso sono rimaste in totale 5 torrette osservatorio e 26 postazioni M per mitragliatrice. Per chi volesse saperne di più ora c'è anche la pagina Facebook Bunker San Michele.
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