Il vascello vichingo riemerso a Wismar affidato alle “cure” dell’esperto triestino
L’archeologo Ditta lavora su una nave scandinava del 1188 trovata per caso nel porto tedesco da un gruppo di operai

Germania, operai trovano per caso una nave vichinga: a studiarla è un archeologo triestino
TRIESTE Un vascello vichingo e un archeologo triestino. Potrebbe sembrare l’inizio di una barzelletta o magari l’incipit di un’inconsueta storia per bambini, ma la nave e lo studioso giuliano sono invece i protagonisti di un fatto di cronaca che ha entusiasmato il mondo dell’archeologia e, più specificatamente, gli enti culturali che si occupano della storia antica dei paesi del Nord Europa.
Pochi mesi fa, nel porto di Wismar, città tedesca che si affaccia sul Mar Baltico e appartenente al Land del Mecleburgo-Pomerania Anteriore, un gruppo di operai, impegnato nell’opera di ingrandimento di un’area della zona portuale, si è ritrovato in mano delle travi che sono sembrate subito quantomeno inconsuete.
Il “bottino” è stato trasportato in un magazzino a Schwerin, capitale della Regione di cui fa parte Wismar, dove un gruppo di ricercatori ha iniziato a esaminare e osservare nel dettaglio il legname ritrovato. Il team di lavoro, appartenente allo staff del Museo Marittimo di Stavanger in Norvegia, è stato supervisionato da Massimiliano Ditta, archeologo marittimo, nato a Trieste e poi trasferitosi nei paesi nordici per occuparsi delle tematiche che più lo appassionavano da ragazzino.
L’analisi del relitto di Wismar è durata poco più di un mese ed è stata effettuata grazie all’utilizzo di una tecnologia di ultimissima generazione, uno Scanner Artec 3d palmare, che ha permesso ai ricercatori di risalire alle origini di quelle travi, costituenti l’asse principale di una nave vichinga risalente al 1188.
Inoltre, attraverso l’opera di scannerizzazione, la squadra di esperti è riuscita a ricreare un modello 3D in piccola scala dell’imbarcazione. Da questa ricostruzione, gli storici hanno potuto ipotizzare e, successivamente, definire anche le caratteristiche interne del vascello e il suo utilizzo.
«La nave di Wismar – racconta un entusiasta Ditta – ritrovata solamente 10 piedi (3 metri) sotto il livello del mare, era un’imbarcazione, costruita con tavole di pino sovrapposte, provenienti dai boschi della Svezia orientale, e utilizzata per trasportare carichi pesanti. All’incirca le misure del vascello dovevano attestarsi su 80 per 13 piedi (24 metri per 4) e il mezzo trasportava principalmente legname, pietre e birra».
La possibilità di giungere a delineare dei dettagli così precisi sul relitto è stata facilita dal fatto che le travi giacevano nel Mar Baltico in perfette condizioni, grazie all’azione conservatrice dell’acqua marina e del limo portuale.
Ma oltre ai dettagli tecnici del vascello, il lavoro degli archeologi del Museo di Stavanger ha permesso e permetterà di scoprire ulteriori informazioni storiche sulla situazione commerciale di quei secoli lontani. Infatti, prosegue Ditta, «il relitto di Wismar assume una certa importanza perché ci fornisce delle informazioni essenziali sui tipi di vascelli che attraversavano i mari del Nord Europa durante l’Alto Medioevo. Storicamente, attorno al 1200, le aree territoriali in questione vivevano un periodo di transizione e spostamento degli equilibri economici. Il ritrovamento della nave ci permette di dimostrare come il commercio di massa tra la Scandinavia e le coste del Baltico fosse già un fattore certo, ben prima della creazione della Lega Anseatica. Quest’ultima fu una confederazione commerciale, formata da corporazioni mercantili e città strategiche del Nord della Germania, che dal 1200 in poi iniziò a farla da padrone nei commerci marittimi del Nord Europa per almeno tre secoli». —
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