Il rudere di largo Panfili volta pagina e prepara il debutto da maxi hotel
TRIESTE Sembra quasi incredibile che le facciate esterne del palazzo dell’ex Intendenza di Finanza in largo Panfili (anche se il dirimpettaio ex squero datato 1843, sede dell’Agenzia delle Dogane, riporta Panfilli con la doppia elle) fossero così tristemente sporche, tanto da nascondere il ritrovato splendore delle originarie architetture disegnate da Friedrich Setz nell’ultimo decennio del XIX secolo. Il lavoro di restauro è terminato, i ponteggi sono stati tolti, così da conferire compattezza cromatica al grande quadrilatero Poste-Finanze, che si estende tra Panfili-Milano-Galatti-Vittorio Veneto: proge ttista del recupero Mario Bucher, consulente storico-artistico Pietro Cordara, la gallaratese Gasparoli esecutrice.
Un ripristino iniziato nell’ottobre dello scorso anno e concluso, perlomeno per quanto possibile osservare da fuori, alcuni giorni fa, con buona puntualità rispetto all’impegno di nove mesi assunto con il committente. Committente che è Cassa depositi e prestiti (Cdp) Immobiliare srl.
Ma la “costola” di Cdp ha venduto, a un prezzo quotato tra i 5-6 milioni, l’ex Intendenza nel febbraio di quest’anno a una società italo-austriaca, la BZ hotels, controllata per i due terzi dai fratelli Franz Christian e Paolo Zotti (34% invece a Gestioni Fiduciarie spa), che si erano già cimentati nel lancio del gradese Laguna Palace.
Il rogito dovrebbe essere firmato a fine settembre, poi sessanta giorni di silenzio-assenso e all’inizio del 2020 il probabile via ai lavori che trasformeranno nell’arco di 18-24 mesi il grande palazzo del fisco asburgico (e italiano) in uno dei più grandi alberghi della regione. Un “quattro stelle” sul cui numero di stanze è aperto il dibattito: si parte da un minimo di 150 per decollare fino alle 230.
Si tratterà di un lavoro impegnativo, perchè l’edificio è sotto diretto vincolo della Soprintendenza e perchè presenta uno sviluppo ragguardevole: si tratta di 13 mila metri quadrati disposti su cinque livelli, tre gruppi di scale, una delle quali classificata come scalea d’onore, tre i cortili che pare non potranno diventare parking. Anche le cifre della riqualificazione alberghiera sono da leggersi con cautela, valutabili comunque tra i 15 e i 20 milioni di euro.
Negli ambienti immobiliaristi triestini si dice che gli Zotti sarebbero propensi a realizzare l’hotel e a trovare un gestore della struttura alberghiera, per poi cedere il “pacchetto” completo a un fondo finanziario. Riguardo il profilo aziendale di chi dovrebbe occuparsi sul campo dell’ospitalità, erano girate voci su contatti intervenuti con due catene, Ibis Accor e Blu Hotels. Il target sembra essere quello di una clientela di passaggio, cui proporre un dignitoso prodotto standard.
Comunque l’aspetto di largo Odoardo Panfili, dedicato a un ufficiale medico medaglia d’oro caduto in Africa Orientale nel 1936, si è fatto negli ultimi anni decisamente gradevole. La chiesa evangelica, l’ex squero, la succursale Dante-Carducci (ingresso in via Corsi), adesso le rinfrescate facciate dell’ex Intendenza, la pavimentazione ringiovanita concorrono a rendere accogliente questo angolo del borgo teresiano. Peccato per la ciclabile talmente disabitata, che ci si potrebbe giocare a bocce.
La creazione di un nuovo albergo, che funzionerà a partire dal 2020, accresce l’offerta di stanze in una città, che evidentemente molto scommette sullo sviluppo turistico. Per la verità Federalberghi triestina sembra al riguardo piuttosto cauta e sta predisponendo uno studio sull’effettivo andamento del settore: risultati a settembre. —
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