Il Rossetti si proclama Tric con 210 repliche all’anno
Un acronimo nel destino, almeno per tre anni. Poi si vedrà. Il Rossetti ha preso anche formalmente la strada del Tric, sigla che sta per “teatro di rilevante interesse culturale”: questo il vestito scelto per la presentazione della domanda con cui si chiede il contributo al Ministero dei beni e delle attività culturali che procederà alle erogazioni in base agli stanziamenti del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), secondo i nuovi parametri indicati da decreto ministeriale. La prospettiva di teatro nazionale, per lo Stabile del Fvg, può attendere, posto che sotto la regia della Regione i dialoghi con il Css di Udine proseguono e andranno avanti ancora, così come quelli con l’Accademia Nico Pepe. Probabilmente con vista sul 2018.
Intanto, il Rossetti, per voce del suo presidente Miloš Budin, conferma di aver deciso di avanzare l’istanza «come Tric perché in base al nuovo decreto questa è la configurazione maggiormente confacente all’attività del nostro teatro». Il termine di presentazione della documentazione era stato perentoriamente fissato dal Mibact al 31 gennaio appena trascorso, due giorni fa. Tuttavia alle 13 di venerdì, il 30 di gennaio, da Roma è giunta la comunicazione, tramite circolare: scadenza prorogata, altrettanto perentoriamente, al 6 febbraio. Slittamento che a qualcuno ha dato ulteriormente l’impressione di come sul tema teatri a livello ministeriale regni un po’ di incertezza. Le nuove linee normative, peraltro, nulla chiariscono sul piano della quantificazione dei contributi, anche perché la torta da tagliare poi a fette ancora non è stata sfornata: «I soldi? Su questo il decreto non consente a nessuno di dare una risposta precisa», osserva quasi sottovoce Budin. «Con il teatro nazionale le possibilità di ospitare produzioni di altre realtà si restringono - riprende il presidente del Rossetti -, mentre col Tric sono più ampie. E in ogni caso abbiamo co-produzioni e protocolli d’intesa, come con l’Accademia Nico Pepe. E la soluzione “teatro di rilevante interesse culturale” non esclude la collaborazione più stretta possibile con altre realtà regionali. È ovvio che la strada è quella».
Il decreto prevede che i Tric effettuino complessivamente nell’anno un minimo di 160 giornate recitative di produzione e di 6.000 giornate lavorative, mentre i teatri nazionali rispettivamente 240 e 15.000. Il direttore del Rossetti, Franco Però garantisce sui numeri annuali inclusi nel progetto che è parte della domanda: «Sono in programma 210 repliche, di cui la metà in sede, e un totale di poco meno di 13.000 giornate di lavoro. Inoltre, gli oneri contributivi sono di 500mila euro». Però torna poi sul tema della possibile aggregazione con il Css di Udine: «Non era un’idea sbagliata ma la cosa va calata nella realtà e centrata sui numeri e sulle modalità di produzione e lavoro. Sono cose che non si risolvono in pochi mesi: se alla fine con i numeri non ce la fai a rispettare il decreto, cosa succede?». Infine, un passaggio, Franco Però lo riserva al tema dei denari che si attendono in entrata nelle casse del teatro alla voce Fus: «Il contributo statale non è quantificato. Ma ci assicurano - rileva - che coprirà almeno per il 70% quello dello scorso anno. Speriamo invece che sia uguale come importo: è fondamentale, altrimenti il teatro si ferma».
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