Il “ribelle” Pastor fa saltare il candidato della Lega alla direzione del Rossetti
TRIESTE La nomina del nuovo direttore del Teatro Rossetti diventa un’epopea per il centrodestra. L’avvocato Federico Pastor, rappresentante della Lega in consiglio d’amministrazione, resta intenzionato a non seguire le indicazioni del partito: la designazione dell’attore Luca Lazzareschi alla conduzione artistica del politeama pare dunque sfumare.
Gli equilibri si spostano a favore del regista Luca De Fusco, ma la riunione del cda continua a essere rimandata nell’imbarazzo dell’assessore ai Teatri Serena Tonel e del presidente del cda Francesco Granbassi. Non fossero sufficienti i cartelloni saltati a causa della pandemia, il Rossetti va a incagliarsi nei battibecchi interni ai partiti. La questione non ruota però attorno all’appartenenza politica dei candidati, visto che nessuno di loro è ascrivibile al centrodestra, ma si è tramutata in un braccio di ferro tra Pastor e la Lega per ragioni che poco c’entrano con l’arte.
Massimiliano Fedriga e Pierpaolo Roberti hanno demandato la questione a Tonel, parte del cerchio magico del governatore, responsabile della sua segreteria in Regione e assessore della giunta Dipiazza. Dopo la scrematura delle 35 candidature pervenute al Rossetti, Tonel ha espresso a Granbassi e Pastor la preferenza propria e della Lega per Lazzareschi, di cui apprezza la fama di attore shakespeariano e la direzione ricoperta per alcuni anni al Festival della Versiliana.
Granbassi è allineato al proprio assessore, ma Pastor non ha seguito la disciplina di partito e si è schierato per l’attore Alessandro Preziosi. I consiglieri di Fratelli d’Italia e Forza Italia, rispettivamente Nicole Matteoni e Piero Geremia, sono stati invece convinti dal curriculum di De Fusco. Fdi e Fi ne fanno una questione di profilo: De Fusco è impegnato da anni nella direzione di teatri (prima del Veneto e poi di Napoli) ed è patron dell’Oscar italiano della prosa, che organizzerebbe a Trieste, con la tradizionale trasmissione da parte della Rai.
Pastor è l’ago della bilancia. L’avvocato pare intenzionato a sgambettare i propositi di Tonel e Granbassi, che si trova ormai in minoranza nel cda che presiede. Nell’impossibilità di far passare Preziosi, Pastor si è spostato su De Fusco. Nei retrobottega della politica si dice che, dopo essersi iscritto alla Lega nel 2018 e aver finanziato generosamente la campagna delle regionali, si sarebbe atteso ben altra collocazione negli enti di nomina politica. Non certo un ruolo di consigliere a titolo gratuito, ma la presidenza di una realtà capace di dare visibilità. L’impuntatura sul direttore è la ripicca o, come si dice, il segnale al partito.
Tra dissidi interni alla Lega e volontà di meloniani e forzisti di tenere il punto davanti agli strabordanti salviniani, quello del Rossetti è diventato un surreale balletto di nomi. L’assessore ai Teatri non risponde al telefono da una settimana e non chiarisce cosa stia succedendo, ma la nomina era attesa per venerdì scorso e ci sono ormai pochi giorni per istruire la pratica, visto che il nominato dovrà sciogliere la riserva e insediarsi a gennaio.
Nel conclave in cui era entrato papa, Lazzareschi sembra destinato a uscire cardinale. Sul suo nome è fermo al momento solo Granbassi, mentre Geremia, Matteoni e Pastor si sono allineati su De Fusco. La quinta componente del cda è Tiziana Sandrinelli (nominata dalla Camera di commercio), orientata a schierarsi con la maggioranza a prescindere dal nome. De Fusco passerebbe così con quattro voti su cinque, ma difficilmente Granbassi e Tonel potranno ammettere l’imbarcata. —
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