Il Prosecco resta al palo, ma solo in Carso

Mai utilizzati i fondi pubblici destinati a marketing, enoteca e pastini. Il protocollo di Verona fa decollare Veneto e Friuli
Una vigna
Una vigna

Balle, più che bolle. Ecco cosa resta del protocollo sul Prosecco firmato a Verona l’8 aprile del 2010 per il rilancio dei vini e dell’agricoltura dell’altipiano di Trieste. Grandi promesse e poco, pochissimo, di realizzato. Gli unici a trarne vantaggio sono i grandi produttori del Veneto e del Friuli, che l’anno prima erano riusciti a ottenere il riconoscimento del “doc”. Da loro il mercato, protetto dalla concorrenza, oggi è ai massimi livelli. E qui? A secco, appunto.

Sono passati quasi 5 anni dall’accordo sottoscritto tra il ministero delle Politiche agricole, rappresentato all’epoca da Luca Zaia, dalla Regione Friuli Venezia Giulia con il vicepresidente Luca Ciriani, dall’Associazione Agricoltori, la Kmecka Zveza, dalla Coldiretti Fvg, da Confagricoltura, dalla Confederazione Italiana Agricoltori e dal Consorzio Tutela Vini Collio e Carso.

Il 3 agosto 2009 l'allora ministro Luca Zaia piantuma una barbatella di Glera a Trieste
Il 3 agosto 2009 l'allora ministro Luca Zaia piantuma una barbatella di Glera a Trieste

Cosa prevedeva il documento? La ristrutturazione dei pastini tra Aurisina e Opicina, un progetto per lo sviluppo dell’area e la revisione dei vincoli idrogeologici, ambientali e urbanistici legati alla “zonizzazione” Sic-Zps, vale a dire le aree di pregio ambientale, uno degli ostacoli più grossi all’agricoltura. E, ancora, lo sviluppo di iniziative promozionali e la creazione di un centro di riferimento, in Carso, del Prosecco. Una sorta di enoteca. Infine, l’opportunità di valorizzare, sempre in termini di marketing, Vitovska, Malvasia, Terrano e Glera. Venivano poi stabiliti strumenti operativi: la Regione avrebbe dovuto indicare come prioritari i piani di recupero delle aree adibite ad agricoltura, con attività irrigue e di bonifica del costone.

La farsa del Prosecco: i soldi già stanziati “dimenticati” a Roma

Per ora, un nulla di fatto. Tra gli impegni pure il finanziamento del “masterplan”, come effettivamente avvenuto con uno stanziamento di 70mila euro. Il progetto aveva sì individuato le potenzialità di recupero dell’economia rurale da San Dorligo a Duino, quantificato in circa 100 milioni di euro, ma le istituzioni avrebbero poi dovuto trovare i fondi necessari per mettere in atto quanto ideato. Invece niente: il masterplan rimane un libro dei sogni. Sui vincoli ambientali va detto che per le zone Zps-Sic, nonostante sia passata una decina di anni dalla perimetrazione, mancano tuttora i “piani di gestione”, regolamenti che mettano nero su bianco cosa si fa e come nelle parti protette. In attesa di ciò, i produttori si trovano con restrizioni insormontabili. È stato eliminato però il vincolo idrogeologico, un paletto di non poco conto che prima gravava su tutta la provincia.

E la valorizzazione dei vini nostrani? «Vicina allo zero - dice il consigliere della Slovenska Skupnost Igor Gabrovec – mentre per il “Tipicamente friulano” è stato dato molto». Arriviamo al centro di promozione, l’enoteca, individuata in un immobile da recuperare attiguo alla trattoria sociale di Prosecco. Per questo c’era un fondo regionale di 200mila euro, assegnato dalla giunta Tondo. «Ma anche la compartecipazione della Camera di Commercio – fa notare Gabrovec – e del Consorzio doc, con sede in Veneto, e altri soggetti per un totale di altri 500mila euro con cui portare a termine l’allestimento. Tuttavia ad oggi sono disponibili solo i 200mila euro della Regione». I lavori? «Nulla».

Un capitolo a sé lo merita la ristrutturazione dei pastini. Nel 2010, sempre in Finanziaria, la Regione aveva destinato 500mila euro al Consorzio di bonifica isontino per un primo progetto “pilota” sulla strada che collega Prosecco a Miramare per la ristrutturazione delle vie di accesso ai terreni, con impianti irrigui. Nei successivi bilanci la somma è salita a 800mila euro. Il progetto, seppur marginale rispetto l’intero altipiano, c’è ma risulterebbe al vaglio del Comune di Trieste. Ricapitolando: tra i 70mila euro del masterplan irrealizzato, i 200mila dell’enoteca mai aperta, e gli 800mila per il piano “pilota” mai partito, i fondi pubblici sono un milione. Da stapparci una bottiglia.

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