«Il potere al femminile a volte può dare fastidio»

ROMA. Il tono della voce non è quello di sempre, per un attimo Debora Serracchiani, nell’aula del Consiglio regionale del Fvg, si sveste della carica di governatrice e mette in mostra il proprio stato d’animo. Dolcevita e giacca color grigio, la presidente si difende dagli attacchi delle ultime settimane: «Abbiamo cercato di dare risposte ma non le abbiamo azzeccate tutte». Serracchiani dice di «attacchi personali». E quelle lacrime si trasformano in un video virale che raggiunge tutto lo stivale. E coglie di sasso il Transatlantico di Montecitorio. «Debora, è scoppiata in lacrime?», è il refrain da un capannello all’altro.
Ci si domanda sottovoce cosa sia successo. Perché colei che nel 2009 in assemblea del Pd diede a tutti una lezione di leadership sia arrivata a questo punto. La galassia parlamentare dem ancora scossa dalla fine dell’esecutivo Renzi si ritrova con un’altra questione da dovere affrontare. C’è chi, come Titti Di Salvo, democrat che proviene dal sindacato, è sbalordita: «Ma perché?». Poi Di Salvo fa un sospiro e prova a ragionare: «C’è un livello di aggressività politica nei confronti delle donne che hanno incarichi che avviene fuori misura. C’è da pensare che non sia un fatto specifico ma un fatto culturale: una polemica politica, sguaiata e ostile, che supera un limite quando si tratta del genere femminile».
Pochi metri più in là ecco Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia. Che al solo sentire la voce del verbo “piangere” sgrana gli occhi e si concentra. Nel 2005 l’ex ministro per le Pari opportunità fu protagonista di un braccio di ferro con l’allora premier Silvio Berlusconi. Lo scontro si consumò su un provvedimento relativo alle quote rose. Ogniqualvolta Prestigiacomo lo presentava in consiglio dei ministri i colleghi dell’esecutivo si mettevano di traverso. «Poi una volta - spiega la forzista - Berlusconi non fu solidale con me e mi disse: “Non fare la bambina”. Non mi trattenni e mi sgorgarono le lacrime. Ma furono lacrime di rabbia. Considero dunque lo sfogo della Serracchiani un atto umano che non va giudicato». L’azzurra è convinta più che mai che le lacrime siano «un segno di umanità e non di debolezza». Anche se, confessa, «forse è meglio chiudersi e farsi un pianterellino».
Il rapporto tra le donne e il palazzo è tema che affascina l’universo femminile. Lia Quartapelle, deputata Pd alla prima legislatura, solidarizza con la governatrice del Fvg: «Mi dispiace molto che Debora stia vivendo una fase così drammatica». Anche Gabriella Giammanco, deputata di Forza Italia, prende le difese di Serracchiani: «Nel caso delle donne il fenomeno è più enfatizzato. Si scade subito in offese gratuite». Fabrizia Giuliani, parlamentare dem, autrice di saggi sulla galassia femminile e redattrice della mozione comune contro la violenza sulle donne approvata a Montecitorio, prova a dare una spiegazione in questi termini: «Per prima cosa viviamo in un momento di rottura degli argini per cui diventa molto facile passare dal confronto aspro all’insulto personale. La seconda questione è legata al sessismo. Questa è la stagione che registra il numero più alto di donne in Parlamento. Mi viene da pensare allora che questa partecipazione abbia infastidito qualcuno. Continuare così significa tornare indietro di qualche anno: quando la politica era fatta soltanto dagli uomini». Qual è allora la ricetta per evitare questo fenomeno? Giuliani argomenta: «Noi donne dobbiamo reagire con fermezza e reagire tutte insieme. Mi arrabbio quando sono colpite colleghe di partito, ma lo stesso avviene quando ad essere denigrate sono Mara Carfagna o Giorgia Meloni».
Da Montecitorio a Palazzo Madama il sentiment non cambia. In un’aula del Senato infuocata per la prima fiducia a Paolo Gentiloni c’è chi, come Emma Fattorini (Pd), abbandona il refrain di giornata - «quale sarà la maggioranza del nuovo esecutivo Gentiloni» - e invia un messaggio alla Serracchiani: «Da tempo abbiamo capito che le lacrime sono un segno non di debolezza ma di sensibilità. Si è forti se si fanno conti con le dimensioni del sentimento. Non amo la retorica del vittimismo femminile ma quasi sempre a parità di condizioni nella vita pubblica le donne sono più esposte». Cambierà?
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