Il Porto vecchio di Trieste prepara la rivoluzione d’ottobre

Il commissario Zeno D’Agostino annuncia il trasferimento di almeno 200mila mq di Punto franco. Ma le banchine e i primi quindici metri di fascia costiera conservano lo status
Il Porto Vecchio di Trieste
Il Porto Vecchio di Trieste

TRIESTE Il Punto Franco abbandona i magazzini multipiano e i piazzali interni del Porto vecchio, ma non le banchine. La svolta è al dunque e avverrà nel giro di qualche settimana, sicuramente entro ottobre. Ne accenna al mattino il segretario generale dell’Autorità portuale Mario Sommariva a margine della conferenza stampa che illustra come l’iniziativa dell’artista Michelangelo Pistoletto sarà il cuneo culturale che abbatterà il muro della parte antica dello scalo, lo conferma al pomeriggio il commissario Zeno D’Agostino da Bruxelles.

«Tre sono i siti certi su cui sta per avvenire il trasferimento - ribadisce D’Agostino - l’interporto di Fernetti, le nostre strutture all’ex stazione di Prosecco, e le Noghere in area Ezit. Stiamo poi trattando con alcune aziende private già insediate in particolare sul Canale navigabile di Zaule e che si sono mostrate interessate. Posso confermare il nome di Redaelli, quanto alle altre è meglio tenere ancora un po’ di riserbo». «È vero che il trasferimento avverrà in più tranche e sui siti accennati - aggiunge Sommariva - ma vogliamo che la prima sia quella nettamente più sostanziosa. Successivamente ce ne sarà una seconda che potrà riguardare ad esempio il nuovo terminal traghetti in area Teseco».

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È una procedura scadenzata che era già stata anticipata all’inizio di agosto dal prefetto Francesca Adelaide Garufi alla quale spetterà la firma definitiva. «Le nuove ubicazioni vanno studiate nel dettaglio per valutare l’effettiva utilità dello strumento - aveva affermato Garufi - ma prima ancora per verificare che non siano sottoposte a vincoli o a gravami o se addirittura non si rischi di andare a finire in aree parzialmente private».

Questa fase appare già superata. «I siti sono decisi - conferma il commissario dell’Authority - . Ora si tratta di definire esattamente la metratura ed è proprio ciò che da oggi ci apprestiamo a fare con un’operazione che comunque sarà rapida».

È sbagliato, però, dire che il Punto franco abbandona il Porto Vecchio. È una precisazione che D’Agostino ha voluto fare già nel corso della tavola rotonda sulle infrastrutture svoltasi sabato sera al Savoia nell’ambito della cosiddetta Leopolda triestina organizzata dalla parlamentare europea del Pd Isabella De Monte. E adesso lo rimarca nuovamente: «Tutta la fascia di costa per una larghezza che avrà al minimo 15 metri, ma che in alcuni tratti come ad esempio nell’area dell’Adriaterminal e in quella dove ci sono i bacini sarà ben più ampia, rimarrà coperta dal Punto Franco. Io ritengo che non si possano più attivare traffici commerciali da queste banchine ma se c’è qualche operatore o terminalista che la pensa diversamente si faccia avanti e richieda la concessione: sappia che potrà usufruire delle prerogative dell’area franca all’interno del Porto Vecchio. Non hanno senso dunque le critiche e gli attacchi di chi afferma che noi siamo contrari all’utilizzo di questi moli per scopi puramente portuali».

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Il Punto franco però potrà essere ben più utile in aree retroportuali, ma strettamente collegate allo scalo e alle sue funzioni. «Prosecco - spiega Sommariva - è un sito che a questo scopo potrebbe essere fortemente prezioso, ma qui purtroppo si tratta solamente di 27mila metri quadrati e inoltre è in gran parte ostruito dalle vecchie stalle che venivano utilizzate per i traffici di animali vivi. Si tratta di buttare giù queste strutture e di creare un piazzale più vasto possibile per i Tir turchi. Chiaro che ci vorranno almeno sei mesi di lavori prima di poter avere il sito a disposizione».

Su Fernetti si sta arrivando a un accordo. Sommariva aveva ipotizzato un’area di 55mila metri quadrati. Il direttore dell’Interporto Oliviero Petz aveva considerato 30mila metri quadrati all’interno della struttura più 10mila tra magazzinaggio e zone recintate, oltre alla corsia utilizzata dagli autotreni. «Ci hanno mandato una comunicazione con l’esatta diponibilità - fa sapere D’Agostino - e quindi arrivare a un accordo sarà molto semplice».

Infine c’è l’area di circa 100mila metri quadrati nella Valle delle Noghere oggi compresa all’interno del Sito inquinato di interesse nazionale che in gran parte attende di essere bonificata, ma dove proprio il Punto franco potrebbe essere un attrattore per nuove aziende con la prospettiva di un riutilizzo più rapido. Già a fine primavera D’Agostino e Sommariva avevano fatto assieme al presidente dell’Ezit Stefano Zuban un sopralluogo qui e sul Canale navigabile dove, accanto alla Redaelli, c’è un’altra impresa in espansione, la Frigomar.

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