Il porto triestino alla conquista del Friuli

Le potenzialità dello scalo illustrate a decine di imprenditori a Udine. Il commissario: «Siamo in crescita, puntate su di noi»
Di Maurizio Cescon
Udine 22 Marzo 2016. Convegno Camera di Commercio di Udine Il porto di Trieste incontra le imprese friulane. © Petrussi Foto Press - Diego Petrussi
Udine 22 Marzo 2016. Convegno Camera di Commercio di Udine Il porto di Trieste incontra le imprese friulane. © Petrussi Foto Press - Diego Petrussi

UDINE. Posizione strategica, collegamento ferroviario potenziato ed efficiente, fondali naturali con un pescaggio di 18 metri e regime speciale di Porto franco. Questi i quattro vantaggi competitivi con i quali il porto di Trieste punta a “catturare” clienti. Vale a dire le imprese friulane, vero e proprio asse strategico della manifattura del Friuli Venezia Giulia. È stato il commissario dell’Autorità portuale triestina, Zeno D’Agostino, a illustrare le potenzialità dell’infrastruttura a moltissimi imprenditori e operatori commerciali in Camera di commercio a Udine, nel corso del meeting svoltosi ieri mattina in sala Valduga, nella sede dell’ente camerale del capoluogo friulano.

Dopo i saluti del direttore centrale delle Infrastrutture e territorio della Regione, Magda Uliana, e dei sindaci di Udine Furio Honsell e di Trieste Roberto Cosolini, è toccato a D’Agostino spiegare le strategie del porto. «Sono stato a Hong Kong e presto andrò a Tokyo a “vendere” il porto di Trieste - ha detto -, ma poche volte andiamo sul territorio. Adesso siamo qua perchè vogliamo convincere gli imprenditori friulani, che vivono in un contesto dinamico del territorio regionale, delle potenzialità che abbiamo. In particolare noi sviluppiamo servizi ferroviari, non solo traffici marittimi. Servizi che possono far arrivare le merci prodotte qua in tutta l’Europa centrale: Germania, Ungheria, Lussemburgo e Repubblica Ceca in primis. Il nostro competitor è Capodistria, ma loro sono arrivati a saturazione, noi abbiamo margini di sviluppo». Quindi D’Agostino, per corroborare le sue parole, ha snocciolato alcuni dati su Trieste: «Movimentiamo 57 milioni di tonnellate l’anno, il 75% petrolio, nel solo 2015 sono arrivate qua 516 petroliere. Guardo le statistiche relative al movimento merci 4, 5 volte al giorno, per valutare le tendenze del giorno e del mese. Credo che lo sviluppo ferroviario sia una strategia fondamentale: siamo in mezzo ai corridoi del traffico europeo, tutti gli indicatori del porto sono in crescita».

Il presidente della Camera di commercio di Udine Giovanni Da Pozzo ha detto che «Già diversi anni fa, nel 2012, come Camera di Commercio abbiamo commissionato uno studio all’Ocse sulla logistica e lo sviluppo locale di tutta la regione a partire dalla portualità, perché deve essere chiaro che il porto di Trieste non è solo di Trieste, è dell’intero Friuli Venezia Giulia. Dobbiamo perciò superare i campanilismi e dobbiamo mettere in comune visioni e forze, mettere insieme gli imprenditori e i responsabili delle azioni pubbliche. Le infrastrutture di questa regione devono mettersi insieme, è obbligatorio un grande disegno logistico regionale. I vecchi modelli economici degli anni Settanta e Ottanta, ai quali eravamo abituati, non sono più percorribili. Anche la politica, in questo contesto mutato, deve assumere un ruolo importante per dare risposte alle imprese». Sulla riforma nazionale dei porti, che dovrebbe essere varata dal governo entro qualche mese, D’Agostino ha poi aggiunto che «Trieste e Venezia resteranno entità autonome».

Sempre sul fronte della promozione fuori dai confini della provincia di Trieste, va segnalata anche un’altra iniziativa assunta dai vertici dello scalo: la partecipazione, in qualità di main partner, alla nona edizione del Festival Città Impresa, in programma a Vicenza da venerdì 1 a domenica 3 aprile. Un laboratorio di riflessione e confronto a 360 gradi sull'economia e sullo sviluppo dei territori - promosso da VeneziePost e Comune di Vicenza -, che porterà nella città del Palladio, tra gli altri, quattro ministri: Padoan, Martina, Madia e Poletti. «Perché abbiamo deciso di presentarci a un festival come quello di Città Impresa? I porti si promuovono girando il mondo, ma non sempre sono radicati al territorio - spiega D’Agostino -. Parlare di porti non vuol dire parlare solo di mare, ma soprattutto di terra. Integrare il porto con le piattaforme retroportuali significa integrare il porto con il territorio e le sue realtà produttive. Dentro questi territori ci sono economie, industrie, saperi preziosi, conoscenze. Solo ancorando i porti al territorio avremo modo di unire mare e terra».

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