Il negozio arrotonda la cifra sullo scontrino. Stupore e qualche mugugno tra i clienti
TRIESTE Si moltiplicano a Trieste i negozi che applicano l’arrotondamento dei centesimi sulle cifre finali dovute dai clienti. Una “tecnica” finora adottata soltanto da poche realtà della grande distribuzione, soprattutto attraverso le casse automatiche, ma che inizia a far storcere il naso a più di qualcuno. Lo sanno bene i dipendenti della catena Tigotà, oggetto di qualche mugugno da parte dei consumatori dopo la decisione di esporre nei propri negozi un cartello accanto alle casse per comunicare la decisione di adottare questo sistema e spiegare il meccanismo. Che, va sottolineato, può non piacere ma tecnicamente è consentito dalla legge.
La facoltà di applicare questo sistema fa leva infatti sulla norma 96 del 2017, che ha previsto dal 1° gennaio 2018 la sospensione del conio delle monetine da 1 e 2 centesimi. «Durante il periodo di sospensione - si legge nel testo della legge - quando un importo in euro costituisce un autonomo importo monetario complessivo da pagare e il pagamento è effettuato integralmente in contanti, tale importo è arrotondato, a tutti gli effetti, per eccesso o per difetto, al multiplo di cinque centesimi più vicino». L’arrotondamento riguarda l’importo complessivo dello scontrino e non i prezzi dei singoli prodotti, e solo i pagamenti in contanti: quando si paga con una carta di credito o bancomat, dunque, i centesimi non subiscono variazioni.
L’arrotondamento avviene per eccesso o per difetto ai 5 centesimi più vicini: dunque 0,1 e 0,2 saranno arrotondati a zero, 0,3 e 0,4 a 5 centesimi; 0,6 e 0,7 sempre a 5 centesimi e invece 0,8 e 0,9 a 10 centesimi. In questo modo gli effetti si compensano. I supermercati con le casse automatiche sono stati i primi ad introdurre questo metodo, anche per il fatto che le monetine da 1-2 centesimi si incastravano spesso nelle macchine. «Esporre in un punto vendita un cartello che indica l’applicazione dell’arrotondamento come previsto dalla legge non è obbligatorio, - premette Patrizia Verde, direttore di Confcommercio Trieste -, ma bene hanno fatto le realtà triestine che l’hanno proposto: un segnale di maggior trasparenza, un bel gesto nei conformi della clientela, utile anche a semplificare la comunicazione e a sollevare magari i dipendenti dal dover dare spiegazioni circostanziate e correte».
Da un lato quindici sono commercianti che hanno sfruttato questa possibilità, dall’atro va detto anche che il consumatore, in qualsiasi esercizio, può pretenderlo. «La normativa è nuova e sconosciuta alla maggioranza delle persone - valuta Antonio Ferronato dell’Adoc -. Quindi l’esposizione di un “cartello d’avviso” oltre a smorzare eventuali polemiche, rappresenta un atto di rispetto verso i clienti. C’è da dire che questa pratica è già stata recepita da alcuni paesi dell'Ue come Olanda, Finlandia, Irlanda e nasce dall’antieconomicità di queste monetine: produrre quelle da 1 cent aveva un costo di pochissimo inferiore al loro valore». —
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