Il mulino di Trussio macina grano da oltre un secolo

La sua storia, ricostruita dall’associazione Judrio, risale al 1289 e da oltre un secolo è della famiglia Tuzzi: «Qual è il segreto? Incoscienza e attaccamento al territorio». E' l'ultimo sopravvissuto tra Gorizia e Trieste  
Dolegna del Collio (Go) 24 Settembre 2019. Mulino Tuzzi a Ruttars. © Foto Petrussi
Dolegna del Collio (Go) 24 Settembre 2019. Mulino Tuzzi a Ruttars. © Foto Petrussi

DOLEGNA L’ultimo mulino ancora attivo tra le province di Gorizia e Trieste è gestito da più di un secolo dalla stessa famiglia, ma le sue origini risalgono almeno fino al XIII Secolo, quando viene citato per la prima volta in alcuni scritti. Si tratta del Mulino di Trussio, alle porte di Dolegna, e la sua epopea ora diventa protagonista anche di un libro edito dall’Associazione Judrio su contributo della Cassa Rurale del Fvg. L’opera sarà presentata il 5 ottobre alle 17 proprio al Mulino di proprietà dal 1895 della famiglia Tuzzi.

Il mulino di Trussio macina grano da oltre un secolo


«Si tratta di un pezzo importante della nostra storia locale – evidenzia il presidente dell’Associazione, Hans Kitzmuller – e racconta molto di ciò che il fiume Judrio ha rappresentato per questi territori. Conoscere le vicende di questo mulino aiuta a capire anche l’importanza dello Judrio stesso, che sulle sue sponde ha visto susseguirsi la storia, svolgendo quasi sempre un ruolo di confine. Sono cambiati i governi, sono passate qui popolazioni con lingue diverse, ma il Mulino di Trussio è sempre stato lì». E ancora: «Abbiamo notizia della sua esistenza sin dal 1289, quando dei mulini della zona, compreso quello di Trussio, si parla in un atto notarile di compravendita. Da sempre lo Judrio è stato un corso d’acqua ricco di mulini: oggi di tutto il tratto che scorre nell’ex provincia di Gorizia quello di Trussio della famiglia Tuzzi è l’unico ancora pienamente attivo».



Nel libro infatti si parla anche della storia dei mulini tra Collio e Brda, in particolare appunto di quelli lungo lo Judrio: il corso d’acqua storicamente ne ospitava 22, di cui 17 in territorio oggi sloveno e 5 in quello italiano (oltre a Trussio, i due ancora esistenti ma non funzionanti di Visinale e Cormons e altri due le cui tracce sono nel tempo scomparse, ossia quelli di San Rocco di Brazzano e di Giassico). A mantenere viva dunque la tradizione del Mulino di Trussio è la famiglia Tuzzi, che si tramanda di generazione in generazione l’arte del mugnaio dal 1895: allora il territorio era sotto l’Impero Austriaco, e di acqua sotto i ponti ed il mulino alle porte di Dolegna ne è poi passata eccome, con due guerre mondiali e repentini cambiamenti politici. Ma la famiglia Tuzzi è sempre stata lì, fedele alla struttura che le dava lavoro allora come oggi, ma aiutava anche a sfamare molte altre persone grazie alla farina prodotta: «Qual è il segreto di un successo così duraturo nei decenni? Forse l’incoscienza, o molto più probabilmente l’attaccamento a questo territorio. Il nostro è l’ultimo mulino ancora attivo tra Gorizia e Trieste», evidenzia Enrico Tuzzi, che gestisce col padre Adriano il mulino di famiglia. «Siamo molto contenti che ora questo libro possa raccontare la storia di questa struttura – sottolinea – è un progetto che mio padre voleva far partire da molti anni assieme al professor Eraldo Sgubin, da poco scomparso. Oggi finalmente quest’idea è diventata realtà, ne siamo molto orgogliosi perché l’epopea di questo mulino è un po’una memoria storica dell’intero territorio in cui esso opera». All’interno del mulino è visibile una grande targa in friulano: “Adriano, 50 agns di mulinàr”. Venne realizzata nel 2012 per festeggiare il primo mezzo secolo da mugnaio di Adriano, che per il suo impegno ricevette anche una medaglia d’Oro dalla Regione. —


 

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