«Il modello è il Castello di Udine trasferito dallo Stato al Comune»
TRIESTE «Ho un sogno: applicare per Miramare lo stesso meccanismo che ci ha consentito di centrare il risultato per il Castello di Udine». Mario Pittoni, presidente leghista della commissione Cultura del Senato, ammette di non aver preso ancora in mano la vicenda del possibile declassamento del gioiello triestino. Ma assicura il suo massimo impegno perché non si arrivi a tanto. E ha pure un’idea. La stessa peraltro chiamata in causa dallo stesso Massimiliano Fedriga ieri mattina per spiegare il progetto di «subentro allo Stato nell’amministrazione del parco e del castello di Miramare».
Bisogna tornare indietro di qualche anno. Era il marzo 2014 e l’atto simbolico di trasferimento del Castello friulano dalla Stato, via Regione, al Comune di Udine chiudeva un iter lungo un quadriennio. Anche se la vicenda è di ben più lunga data. L’immobile, acquisito nel 1866 dal Regno d’Italia come bottino di guerra al termine della terza guerra di indipendenza, era infatti stato al centro di numerose richieste formulate dall’amministrazione comunale, che dal 1971 aveva dovuto pagare un canone allo Stato per l’utilizzo dell’edificio. Canone che dal 2005 era stato fissato in 108.144 euro annui.
Pittoni si era preso carico della questione nell’agosto 2010, raccogliendo personalmente le firme del sindaco della città Furio Honsell e dell’allora presidente della Regione Renzo Tondo sul documento di richiesta che l’esponente del Carroccio aveva elaborato in collaborazione con gli uffici del Demanio. Serviva a quel punto, tra l’altro, pure l’ok della commissione Paritetica, a lungo però non operativa. E quando poi mancavano pochi giorni all’ultima firma, quella del Consiglio dei ministri, dopo i via libera dei ministeri interessati Beni culturali e Finanze per il trasferimento «a titolo non oneroso», il governo Berlusconi cadde. Un ostacolo superato convincendo il nuovo ministro (Lorenzo Ornaghi) a confermare il trasferimento gratuito. «Fu determinante - ricorda Pittoni - anche la collaborazione di tutta la squadra friulana presente in Parlamento, indipendentemente dal colore politico».
Ci si può riprovare con Miramare? Il senatore leghista pare non avere dubbi: «La gestione diretta può essere in capo alle istituzioni locali. Non appena approfondirò il dossier, individuerò il percorso più agevole per risolvere la questione. Come ho fatto per il Castello di Udine, sono convinto si possa andare fino in fondo. Ma prima di promesse definitive, devo esaminare ogni aspetto del problema». L’ipotesi declassamento? «Se serve, interverrò ai massimi livelli del governo assicura il parlamentare Fvg -. Non c’è solo Miramare, ma pure altre strutture importanti sembrano poter correre lo stesso rischio. Si deve chiaramente agire». Il colore politico, in ogni caso, non c’entra. «Un ministro grillino? Non è un intoppo. I miei riferimenti, da presidente di commissione, sono i ministeri dell’Istruzione e dei Beni culturali, e il sottosegretario dello Sport. Il dialogo è buono con tutti, non sarà complicato far capire le esigenze di una città come Trieste e dell’intera regione». —
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