«Il governo stoppi il porto off shore di Venezia»
«Il Consiglio dei ministri non avalli il faraonico progetto di porto offshore al largo di Venezia, sicuramente affascinante ma pieno di zone d’ombra sia per i costi molto elevati (alcune stime parlano di 3,5 miliardi di euro), sia per la logistica (l’isola artificiale si troverebbe a 15 chilometri dal Lido e a 28 dalla terraferma) che per l’impatto ambientale». È l’appello lanciato dal senatore triestino del Pd Francesco Russo in merito al progetto proposto dal presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo Costa che voci danno in approvazione in queste giornate. «Soprattutto in un periodo in cui le risorse sono scarse – prosegue Russo - invece di spendere molti denari, in buona parte pubblici, per un progetto di difficile realizzazione, mi chiedo perché non si sia pensato di utilizzarne molti meno per ampliare le infrastrutture del porto di Trieste che, per fondali, per posizione geostrategica e per professionalità presenti sul territorio, avrebbe straordinarie opportunità di competere con le grandi realtà del Nord Europa e ambire a diventare il perno di un grande hub portuale del Nord Adriatico, probabilmente il primo del Mediterraneo». Di conseguenza Russo a chiesto a tutti i responsabili politici ed economici del territorio a partire da Debora Serracchiani, nella duplice veste di Presidente della Regione e di vicesegretario del Partito Democratico «di assumere unitariamente una posizione forte su questo tema, e di convincere il ministro Lupi e il premier Renzi di un'evidentissima banalità: cioè che l’investimento sul porto di Trieste e sulle sinergie fra i porti del Nord Adriatico sarebbe, sia dal punto di vista strategico, sia tenuto conto del contenimento dei costi il migliore possibile per la competitività del nostro Paese».
Fonti veneziane sostengono che i miliardi necessari per la Piattaforma offshore sarebbero 2,2 (e non 3,5 come rileva Russo) e che il governo è chiamato a dare un primo contributo di 100 milioni per mettere un “timbro” sul progetto e per sbloccare i 700 milioni di un primo finanziamento straniero che il presidente dell’Authority veenziana Paolo Costa avrebbe già in tasca. Questo però ieri non è avvenuto.
«Purtroppo, anche in questo caso - conclude Russo - sono evidenti le mancanze dell’Autorità Portuale di Trieste che continua a distinguersi per assoluta incapacità di fare rete in modo positivo non solo con le istituzioni locali, ma soprattutto con quelle nazionali ed europee. Per questo nel nostro scalo si deve concludere prima possibile l'era Monassi proprio per lasciare il posto a un nuovo presidente di provata capacità ed esperienza internazionale, estraneo alle logiche della bassa politica e alle baruffe chiozzotte che hanno caratterizzato troppe vicende recenti.» (s.m.).
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