«Il governo riporti a casa i nostri Caduti in Russia»
TRIESTE. Le associazioni d'arma e quelle dei reduci di guerra hanno cominciato a fibrillare dopo aver saputo del ritrovamento della fossa comune di Kirov, 800 chilometri a Nordest di Mosca. A quanto si apprende da fonti militari, il ritrovamento ha suscitato molta attenzione: se i 15-20mila corpi stimati da ricercatori russi venissero confermati, si tratterebbe infatti di una «situazione eccezionale». Si resta in attesa delle prime informazioni che possano intanto confermare o meno la presenza di militari italiani nella sepoltura in cui, stando alle prime notizie dalla Russia, sembrerebbero essere stati ritrovati segni di presenza di migliaia di italiani, tedeschi, rumeni e ungheresi.
«Contatteremo subito il ministero della Difesa, chiedendo formalmente a Roma come intenda muoversi dopo la scoperta e quando avremo le prime informazioni, per capire se nella fossa si trovano anche soldati e alpini italiani», dice il presidente dell'Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero, che parla di «notizia a due facce: da un lato ci rinnova la memoria dolorosa dei soldati condannati a tanti anni di abbandono, dall'altro potrebbe permetterci di capire dove riposano alcuni di loro».
Favero ricorda che «l'esistenza di fosse comuni non ancora identificate in Russia non è un mistero: negli anni Novanta abbiamo individuato assieme alla Onorcaduti diverse sepolture lungo il tragitto della ritirata e siamo anche riusciti a identificare alcune salme. Per le fosse dove sono stati ammassati i prigionieri dei campi di concentramento resta invece molto da fare». Prudenza e attesa si registra anche nella sezione friulana dell'Unione nazionale italiana reduci di Russia.
La presidente Marisa Bernabè Casale ha subito parlato con i responsabili dell'Onorcaduti presso il ministero della Difesa: «Mi hanno confermato di essersi attivati appena saputo del ritrovamento. Le procedure ufficiali hanno tempi da rispettare, ma il ministero se ne sta occupando: al governo chiediamo di definire presto i tempi entro cui si possano avere le prime informazioni».
Bernabè Casale ritiene infatti che sia fondamentale non alimentare illusioni: «Ho già ricevuto alcune telefonate, perché appena si sparge la voce di una nuova fossa si riaccendono le speranze. L'informazione è stata subito rilanciata dai siti che si occupano della campagna di Russia, ma purtroppo i dati si deformano subito: c'è chi pensa di trovare il proprio familiare e chi mi ha chiamato parlandomi del ritrovamento di 20mila morti italiani».
La presidente dell'Unirr Fvg invita dunque alla cautela: «Davanti a supposizioni bisogna solo aspettare. Già da ora posso dire che difficilmente ci saranno esumazioni, perché sembra trattarsi di una fossa comune promiscua, dove riposano militari di varie nazioni».
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