Il futuro incerto dei curdi del Rojava, stretti fra Damasco e Ankara

Il libro "Kurdistan, utopia di un popolo tradito" del triestino Marco Gombacci ripercorre le vicende dello Ypg nella guerra siriana, dalla battaglia all'Isis fino al ritiro di Trump

«I valori che l'Europa avrebbe dovuto difendere invece di piegarsi all'ignavia di una politica estera di basso profilo». Il triestino Marco Gombacci, fondatore di “The European Post” e collaboratore de “Il Giornale”, li ha osservati in presa diretta nel Rojava, la regione della Siria settentrionale che le formazioni curde Ypg, e poi la coalizione Sdf, hanno liberato dall'Isis. Frutto di quell'esperienza e della sua attività di attento osservatore della politica internazionale è il nuovo libro di Gombacci, “Kurdistan, utopia di un popolo tradito”.

L'abbandono del Rojava da parte del presidente Usa Donald Trump, nell'ottobre 2019, è soltanto l'ultimo anello di una lunga catena di tradimenti che avvolge la storia delle relazioni fra curdi e Occidente. Slealtà consumate sempre dal secondo nei confronti dei primi. In questo caso la ritirata degli americani dal suolo siriano (poi attuata solo in parte) ha portato al paradossale attacco della Turchia, una forza Nato, nei confronti di un alleato degli Usa nella lotta allo Stato islamico.

Il libro di Gombacci parte e torna a questo punto della storia, ma in un'agile trattazione risale alle origini ottomane della questione curda. L'analisi della storia recente è anche un'occasione per ripercorrere lo svolgersi bizantino del conflitto siriano, iniziato nel 2011 e oggi ancor lontano dallo spegnersi. Gombacci segue le campagne che portano i curdi a ribaltare i rapporti di forze con l'Isis, e al contempo i loro tentativi di districarsi nel caotico equilibrio di interessi fra Usa, Russia, Turchia, paesi arabi e Damasco.

Ampio e documentato è lo spazio che Gombacci dedica alla rivoluzione sociale del Rojava: l'idea del confederalismo democratico ispirata da Abdullah Ocalan, solitario prigioniero di una prigione isola turca nel mar di Marmara. L'autore tratta le conquiste del Rojava in materia di diritti delle donne e democrazia, rispetto delle fedi e delle etnie, ambiente. Ma tratta anche le difficoltà che questa concreta esperienza anarchica incontra sul suo cammino. Indaga il legame con il Pkk e la storia a volte oscura di questa organizzazione.

Eppure l'autore, come molti tra coloro che si sono interessati al caso, vede nella storia coraggiosa e tragica di questo esperimento una via possibile per una pace nel mosaico mediorientale: «Quando giunsero in Europa le notizie di una comunità in Medio Oriente che si era organizzata per combattere militarmente e ideologicamente il Califfato, pochi avevano capito la straordinarietà di un evento che avrebbe potuto scuotere la regione intera», scrive. I giorni nostri sono l'immediato seguito al libro: i turchi e le loro milizie islamiste incombono sul Rojava, protetto in parte da un fragile accordo con Mosca e Damasco. In tutta la vicenda l'Europa resta assente.

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