Il futuro dei trasporti marittimi e ferroviari: convegno con Limes

"Vie della seta e del ferro. Scenari per Trieste e per l'Europa" è il titolo dell'appuntamento annuale di geopolitica con Lucio Caracciolo, direttore di Limes, organizzato da Limes Club Trieste e Centro culturale Veritas (in collaborazione con la libreria Einaudi), in programma dopodomani, alle 18 alla Stazione Marittima

TRIESTE La grande occasione per il Porto di Trieste si chiama Cina. Ma Trieste, vista la politica estera praticamente nulla e ondivaga dell’Italia, corre il rischio di fare la fine dei manzoniani orci di coccio. Non ha dubbi Lucio Caracciolo, direttore di Limes ed esperto di geopolica, che sarà giovedì a Trieste, il quale con amarezza prende atto anche dell’assoluta assenza dell’Italia sullo scacchiere balcanico.



Dall’entusiasmo per l’arrivo dell’imprenditoria cinese ora si passa a un’aria di sospetto, di paura di essere colonizzati, atmosfera che inizia a circolare anche a Trieste per il suo Porto...

Bisogna sapere che cosa si vuole e che cosa si può ottenere. È chiaro che un Paese come il nostro e anche Trieste hanno bisogno come il pane di investimenti esteri, quindi non guardiamo troppo per il sottile. È chiaro però che stiamo parlando di una grande potenza come la Cina che ha un suo metodo secco e anche brutale di protezione degli investimenti ed è soprattutto il principale nemico del nostro più importante “protettore” che sono gli Stati Uniti.

Questo che cosa implica?

Implica una frizione e ci obbliga a un equilibrio molto difficile soprattutto in considerazione del fatto che il governo centrale non è che sia molto impegnato su questa materia e questo fatto complica di molto il futuro.

Usa e Russia hanno iniziato una poco conosciuta guerra geoeconomica nei Balcani. L’attendismo dell’Europa e dell’Italia dove può portare?

Al fatto che nei Balcani conteremo sempre di meno, anche se questo mi pare già un dato più che una tendenza. Salvo i tedeschi e qualche loro satellite è chiaro che l’Italia nei Balcani ha perso molte posizioni non avendo una strategia geopolitica, ma al massimo commerciale e peraltro limitata ad alcune imprese e settori. Su quella sponda abbiamo ben poco da dire.

Al Porto di Trieste servono collegamenti ferroviari veloci, ma qualche giorno fa è bastato un cedimento su un binario a Santa Croce per tagliare praticamente la città fuori dall’Italia...

L’Italia ha speso in termini di vite umane nella Prima Guerra mondiale e anche dopo un patrimonio per prendersi Trieste salvo poi dimenticarsene una volta riconquistata nel 1954 e questo è sintomo del fatto che Trieste è molto periferica rispetto al nostro Paese, quindi in questo clima la gente si ricorda più delle ferrovie asburgiche di quelle che non sono arrivate, ossia quelle italiane. Anche da un punto di vista infrastrutturale Trieste appartiene più all’Europa di mezzo che all’Italia.

La Tav va fatta? E se sì deve arrivare fino a Trieste o rischiamo che si fermi a Mestre?

La Tav va fatta e se ha un senso deve essere collegata a tutto il sistema ferroviario del Nord, quindi attraversare il Paese fino a Trieste e poi proseguire verso Est e inserirsi così anche nella Via della Seta. Questo era il fine iniziale.

Con un collegamento anche con Capodistria?

Se ne può anche fare a meno.

Trump ha imposto i dazi alla Cina, l’Italia fa l’occhiolino alla Russia mentre la Via della Seta bussa alle porte di Trieste. Cosa succederà?

Succederà che l’Italia di fatto si trova già in una sorta di tenaglia tra quelle che sono le intenzioni più prevalenti in America di contenimento dell’espansione cinese in Europa e di contenimento della Russia e la necessità di ottenere investimenti cinesi e russi per ritrovarsi in questa sorta di gioco di acrobazia dove l’Italia avrebbe bisogno di una bussola politica che in questo momento non vedo. Siamo molto oscillanti e non c’è un’autorità centrale decisa a giocare questa partita lungo un percorso ben preciso. Il caso Trieste è molto affidato ai triestini.

Trieste isolata con l’approccio con i cinesi?

Sì, un po’ per scelta un po’ per assenza di alternative si sta per prendere qualche decisione molto importante dal punto di vista geopolitico per l’Italia per quanto riguarda la città senza che vi sia una linea strategica su cui poggiare. —

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