Il Covid frena il rilancio del Museo Ferroviario di Trieste: servono 16 mesi in più

Il cantiere sarà terminato nel 2023 e non più nel 2022, come indicato in origine. Ok il recupero della facciata e il restauro delle locomotive, prossimo step gli interni
Il museo ferroviario a Trieste
Il museo ferroviario a Trieste

TRIESTE Slitta di 16 mesi la fine dei lavori del restauro relativo all’intero Museo Ferroviario. Un termine previsto, quindi, non più nel 2022 ma nel 2023. La pandemia ha inciso anche sul cantiere della Fondazione Ferrovie dello Stato che, nei mesi scorsi, con 2,5 milioni di euro finanziati dal gruppo Fs, dal MiBact e dalla Regione Fvg, ha completato la prima tranche dell’operazione, rivolta in particolare alla facciata.

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«Nei mesi scorsi è stato ultimato il recupero del fabbricato prospiciente via Giulio Cesare», sottolinea Luigi Cantamessa, direttore generale della Fondazione: «Sulle facciate è stato effettuato il risanamento degli intonaci, dei cornicioni di gronda, delle cornici e delle modanature, con delicati interventi di rifinitura. Contemporaneamente, si è proceduto al restauro estetico delle locomotive “683. 015” e “229.170”, conservate all’interno del Museo».



Tre anni fa era stato presentato l’articolato progetto di riqualificazione da 18,5 milioni di euro, al fine di rendere il Museo Ferroviario di Trieste il secondo in Italia dopo quello di Pietrarsa. Era stata annunciata in quella occasione anche la realizzazione del primo hotel a tema ferroviario.

Dei 18,5 milioni di euro per il momento ne sono stati reperiti solo 6,5. Oltre ai 2,5 impiegati per la facciata, ne restano altri quattro che serviranno a ristrutturare, entro il 2023 appunto, gli interni del Museo Ferroviario con l’esposizione permanente.

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Seguirà la realizzazione di un nuovo allestimento, che costituisce assieme al primo intervento la seconda fase del cantiere. Il progetto definitivo per il restauro degli interni è già stato approvato dalla Soprintendenza. La gara d’appalto, per individuare la ditta che svolgerà i lavori, partirà questo mese. È invece ancora in corso la redazione dei disegni per la realizzazione del luogo espositivo, riguardo il quale i progettisti devono tenere conto che la Soprintendenza aveva caldeggiato il coordinamento tra interni e allestimento definitivo. «L’ultimo incontro tecnico su questo tema – spiega la soprintendente Simonetta Bonomi – risale alla scorsa estate, quando erano stati decisi alcuni punti sull’allestimento. Da quel momento non abbiamo più avuto occasioni di confronto».

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Secondo il rendering diffuso dalla Fondazione Fs, a opera conclusa dovrebbero trovare posto una grande area di quasi 700 metri quadrati per la collezione permanente, poi una sala polivalente, laboratori didattici, altre zone espositive, una sala conferenze e una caffetteria con affaccio sulle Rive. Tutto questo è previsto al piano terra, dove c’era l’intento di inserire l’ingresso dell’hotel, che si svilupperà anche al primo e al secondo piano. Un’idea però che potrebbe subire delle variazioni, visto l’exploit delle nuove strutture alberghiere che in questi ultimi tre anni sono state costruite o progettate.

Questa terza e ultima operazione del programma, nata assieme al resto nel 2016 con il primo studio di fattibilità, prefigura anche una terrazza prospiciente il Golfo e il ripristino della volta che sormontava il fascio binari, smantellata nel 1942 per esigenze belliche. Verrebbe così creato un vasto cortile coperto per eventi e manifestazioni culturali.

Necessitano per questo in totale 12 milioni di euro, risorse però che - come abbiamo riferito - non sono ancora state finanziate. Al termine degli interventi di riqualificazione comunque, la Fondazione Fs gestirà direttamente il Museo Ferroviario, avvalendosi anche del contributo dell’omonima associazione di appassionati. Devono ancora però essere individuate le funzioni di supporto dei volontari, che richiederanno accordi una volta completato l’intero restauro.—


 

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