Il cooking show di Borghese arriva a Trieste

TRIESTE La loro presenza non poteva di certo passare inosservata. Quando giri con un vistoso suv nero per la città con il logo della seguitissima trasmissione dello chef Alessandro Borghese, “Quattro ristoranti”, è chiaro che le gente dapprima nota e poi mormora.
E dunque la cortina di silenzio stesa dalla produzione del programma di Sky sui ristoranti, quattro, appunto, interessati dalle riprese è durata lo spazio di un mattino. La scelta di Borghese è caduta sulla “Chimera di Bacco” di Luca Morgan, sui “Fiori” di Alberto Ponce Saglio, sul “C’era una volta” di Renato Tugliach e sull’«Antico Spazzacamino» di Edi Supp. Come dire: due locali sparsi tra la città vecchia e il centro e due in zone semiperiferiche, forse anche per consentire ai telespettatori di farsi un’idea della città più completa.
Perchè questo si ripromette, anche, il conduttore: una sorta di promozione turistica che passa anche e soprattutto per le cucine del territorio, secondo quella che ormai è decisamente qualcosa di più di una tendenza.
Per chi non lo conoscesse, il programma, invero gradevole, mette a confronto, nel vero senso della parola, quattro locali e quattro ristoratori, che si visitano a vicenda, con licenza di critica voluta e, anzi, stimolata dai produttori.
Forse per questo, secondo alcune indiscrezioni, non è stato affatto facile trovare quattro gestori disposti ad affrontare le “fatiche” del cooking show. A quanto se ne sa, anzi, sono stati di più i dinieghi che i consensi, per alcune perplessità che, per certi versi, fanno onore alla categoria. «Quando mi hanno chiesto, dalla produzione, al telefono, se sono aggressivo, prima ancora di parlare del mio locale, ho deciso di lasciar perdere. Non è nel mio stile», racconta un ristoratore. Mentre un altro aggiunge di essersi preso la briga di andarsi a rivedere tutte le vecchie puntate. «Alla fine ho deciso di passare la mano - ammette - perchè non è da me criticare o andare a fare le pulci ad altri colleghi». Altri, più normalmente, non se la sono semplicemente sentita di dover mollare il ristorante proprio in un periodo di alta stagione e di lavoro garantito.
Ma come ne verrà fuori Trieste? Le quattro tipologie dei locali scelti sono a dir poco variegate: si va dal ruspante “vintage” dello “Spazzacamino” alla culla della carne rappresentata da “C’era una volta”, dal trendy ricercato della “Chimera” all’onesta e storica proposta di pesce dei “Fiori”. Chi vincerà? Lo sapremo solo ad autunno, anche se in città già si chiacchiera, mentre le riprese sono agli sgoccioli.
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