Il Comune di Trieste organizza una colletta per salvare i libri della Fenice

«Maxi-salvadanaio in piazza Hortis per piccole offerte», annuncia l’assessore alla Cultura Miracco sulla scia delle proteste dei tanti indignati dal macero. Il curatore fallimentare: «Bene»
Lasorte Trieste 25/09/13 - Galleria Fenice, Libreria La Fenice
Lasorte Trieste 25/09/13 - Galleria Fenice, Libreria La Fenice

Arriva il pubblico salvadanaio. All’ultimo minuto, prima che i libri della ex libreria Fenice siano ingoiati in quello che molti giovani indignati in queste ore evocano come “il falò” della cultura che richiama i peggiori momenti della storia, la città si mobilita. È molto probabile, se l’operazione andrà in porto, che non debbano conoscere il macero, cui le imminenti operazioni di trasloco da galleria Fenice al magazzino di via Caboto sembravano averli già destinati, perché questi sono gli obblighi del curatore fallimentare, che agisce su mandato del comitato dei creditori e del giudice delegato.

«Ma perché non li regalate alle scuole, perché non si fa una petizione, perché non venderli a 1 euro che sarebbe sempre un guadagno, fare banchetti in giro per la città, o in piazza della Borsa e in piazza Goldoni?». Questi alcuni dei commenti, tra una pioggia di espressioni scandalizzate, inviati alla pagina Facebook del Piccolo soprattutto da ragazzi che al libro si dimostrano fedeli mentre le istituzioni sono state fin qui più lente a reagire.

Ma proprio ieri la svolta, dopo che in questi giorni l’ombra del “macero” per il patrimonio librario aveva già smosso anche altri singoli triestini, che a gruppi hanno preso accordi col curatore, il commercialista Giancarlo Crevatin, per portarsi via (comunque a prezzo stracciato perché i volumi giacenti sono in vendita al 10% del costo di copertina) qualche decina di copie alla volta. Impossibile, vista la lunga procedura necessaria, vendere singoli titoli.

Sentite le proposte che han preso a intrecciarsi in città nelle ultime ore, dopo tanti appelli già andati a vuoto, l’assessore alla Cultura Franco Miracco scopre che l’idea non è affatto male: «La Biblioteca civica ha fatto una scelta, ma non possiamo comprare libri di cui possediamo magari già più di una copia, però una “colletta” di tutti i triestini per una buona causa della cultura è cosa che farebbe onore alla città. Potremmo mettere un banchetto in piazza Hortis, e ognuno potrebbe offrire quel che vuole, da 50 centesimi a 1 euro o di più, e con quei soldi noi potremmo acquistare libri poi da distribuire anche ad altri». Miracco si è così messo ieri pomeriggio subito in contatto con la direttrice delle Biblioteche, Bianca Cuderi, per raccogliere un suo parere.

«Ogni proposta per me è buona - ha subito risposto invece il commercialista del fallimento Giancarlo Crevatin -, posto che debbo poi sottoporla a creditori e giudice. Certo è che traslocare i libri in via Caboto costa molto, e anche lo smaltimento. Vendere sui banchetti non possiamo, per via delle procedure fallimentari che con una svendita sono incompatibili. Adesso negli ultimi giorni, proprio quando si annuncia lo smaltimento, molte persone si sono fatte vive. Del complessivo valore di copertina di 700 mila euro, e un valore di fallimento 70 mila, restano ora volumi per circa 20 mila euro. Il valore più grande - conclude Crevatin - è nel fondo di via Caboto, ma non possiamo mandare lì i cittadini perché è area scomoda e male accessibile, né pagare un trasloco al contrario verso la città, inutilmente costoso». Esiste però una lista dei titoli (che esclude i pacchi di materiale editoriale male accatastato nel tempo e in parte rovinato).

In pochi minuti Cuderi ha risposto a Miracco: «Buona idea raccogliere fondi per i libri della Fenice, soldi molto utili, i loro debiti sono così tanti...». Affare fatto, dunque. Col contributo delle opinioni calde dei giovani che hanno fatto da ponte. Ed ecco la conclusione, e la decisione finale, di Miracco: «Procediamo con la raccolta. Facciamo subito un banchetto. E con “musine” gigantesche». Un salvadanaio per salvare in extremis libri che sembravano perduti.

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