Il Comune di Trieste accelera sull'apertura del nuovo museo dell’Esodo in Portovecchio
TRIESTE Il ritmo vuole e deve essere veloce: ai primi di marzo, giusto il tempo di pulire il pavimento, si comincia ad allestire una delle raccolte più drammaticamente particolari della museologia nazionale, a giugno - salvo complicazioni - la si inaugura, per cogliere l’estate incipiente. Roberto Dipiazza ha dichiarato che intende invitare all’apertura il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Franco Degrassi e Piero Delbello, rispettivamente presidente e direttore dell’Irci, si aggirano nei quasi 2.000 metri quadrati completamente vuoti al secondo piano del Magazzino “26”, che nell’arco del trimestre primaverile accoglieranno 1.600 metri cubi di masserizie portati dagli esuli istriani-fiumani-dalmati durante l’esodo delle popolazioni italiane dall’Adriatico orientale nel secondo Dopoguerra.
Armadi, tavoli, sedie, comodini, posaterie che per decenni sono stati sballottati in vari luoghi del Porto vecchio, per trovare provvisoria sistemazione in quel Magazzino 18 divenuto celebre in seguito allo spettacolo di Simone Cristicchi. Fila reiterate di oggetti, quasi a rievocare - diceva Delbello - lo svuotamento delle case, delle città.
Ma il “18” ha esaurito la sua funzione, ci piove dentro, la memoria domestica degli esuli si rovina. Tra un paio di settimane la ditta Fast inizierà a trasferire - con il supporto di strutture mobili dall’esterno - le masserizie in tre grandi sale del “26”, deputate alla definitiva accoglienza di quella mesta testimonianza.
La scelta è di non intonacare le pareti, lasciate al grezzo dell’arenaria. Una sala e mezzo - raccontano Degrassi & Delbello - sarà invece dedicata ai reperti archeologici e alla ricostruzione etnografica oggi ospitati nella sede Irci di via Torino. Alla fine del percorso espositivo ci saranno una parete di foto con i volti dell’Esilio e una sorta di “memorial”, che rievocherà le vittime di quella stagione, da Norma Cossetto a don Francesco Bonifacio.
A monte del progetto allestitivo a cura dell’Irci, il lavoro di recupero svolto dal Comune, che ha investito sul secondo e sul terzo piano del “26” un milione di euro su uno spazio complessivo di 5.500 metri quadrati, i due quinti dell’intero sterminato magazzino. Se il secondo abbiamo visto che ospiterà le masserizie dell’Esodo, il terzo accoglierà i materiali provenienti dal Museo del mare in Campo Marzio.
Un’operazione edile-impiantistica concentrata in 130 giorni, ha sottolineato l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, che ieri mattina ha introdotto, insieme al collega Giorgio Rossi, l’intervento del sindaco Dipiazza. Il primo cittadino ha ripercorso le realizzazioni negli ambiti culturali portate a termine durante i suoi mandati.
Folla delle grandi occasioni per il duplice passaggio di consegne, quello dai Lavori pubblici alla Cultura e quello dalla Cultura all’Irci. Presenti i presidenti di commissione consiliare Michele Babuder, Manuela Declich, Salvatore Porro, il capogruppo forzista Alberto Polacco. La struttura amministrativa municipale era rappresentata dai dirigenti Lucia Iammarino (Lavori pubblici), Laura Carlini Fanfogna e Francesca Locci (Cultura). Dopo la permanente sul Lloyd Triestino, dopo l’insediamento dell’Immaginario scientifico, questa è la terza puntata nella riedizione in chiave culturale del più grande magazzino del Porto vecchio. —
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