Il Centro visite del Wwf di Trieste pronto alle ex Scuderie già all’inizio del 2018
TRIESTE Il cantiere è ancora in fieri ma la data o per lo meno il periodo di apertura del Centro visite dell’Area marina protetta di Miramare nell’ala destra delle ex Scuderie è ufficiale: sarà a inizio del 2018. La ditta che sta portando avanti i lavori di restauro, la Cramer Giovanni & Figli, sta lavorando a tutta birra affinché tutto sia pronto in tempo. Un investimento di 450mila euro per l’adeguamento funzionale, edile e di allestimento, dove il contributo più consistente proviene dal ministero dell’Ambiente, pari a 350mila euro, a cui si aggiungono 50mila euro di investimenti privati del Wwf, soggetto gestore della Riserva, e 50mila euro della Fondazione CRTrieste. Fondi, questi, che hanno dunque riempito il buco di 100mila euro che mancavano ancora all’appello nella scorsa primavera. «Erano in corso di erogazione all’epoca», specifica il direttore Maurizio Spoto. Tra le novità, il biglietto a pagamento per supportare le spese di gestione della struttura.
L’esposizione non ricalcherà più il modello del Centro visite precedente nel Gartenhaus, il Castelletto del parco asburgico di Miramare. I due piani e mezzo, per un totale di 300 metri quadrati, dati in concessione per dieci anni dalla Soprintendenza Fvg a Wwf Italia, ospiteranno un museo interattivo all’insegna dell’etica, senza ricorrere dunque per forza alle specie animali vive. Un laboratorio didattico, una biblioteca, percorsi tematici di approfondimento sull’alimentazione, la riproduzione e così via, rivolti a piccoli e grandi con tante sorprese - assicura Sara Famiani della Riserva - seguono il concetto dell’allestimento ecosostenibile.
Saranno rappresentate le circa 100 specie che costituiscono la biodiversità dell’Area marina di Miramare e quindi del Nord Adriatico. Meduse, pesci luna, verdesche e tanti altri vertebrati e invertebrati volteggeranno in queste stanze, realizzati però con materiale sintetico. Il progetto degli spazi interni di questo museo interattivo sfrutterà diorami, tecnologie 3D e multimediali ed è realizzato dalla Wild’Art di Roma, che ha lavorato anche per l’Acquario di Genova e il Museo civico di zoologia di Roma.
Al piano terra, dove si troverà anche il laboratorio didattico per le attività educative, fatto apposta per mostrare dal vivo ai bambini analisi in diretta, ad esempio del plancton, verrà installato un percorso fisso che, inserito nella parte sinistra, «simulerà il fondale protetto marino roccioso - spiega Spoto -, fangoso e sabbioso, con i dorami, con tutta una serie di cassetti che si apriranno per mostrare alcune scoperte». Ci saranno quindi «modelli da toccare a partire da un ambiente di marea, con tanto di marangoni dal ciuffo». Per chi non lo sapesse, sono gli uccelli che salutano i visitatori dalla spiaggia dell’Area, non appena si solca il cancello del parco. E poi ci saranno gli animali di scogliere, come i pesci che caratterizzano la colonna d’acqua. Spunteranno le piante acquatiche come le fanerogame marine. In mezzo un pannello a forma di onda che ospiterà tutte le tipologie dell’ambiente pelagico, e in fondo le “touch tank”, delle vasche tattili dove si potranno toccare con mano stelle marine, ricci, alghe e oloturie, in rappresentanza dell’ambiente di mare e della zona rocciosa, che non rischiano di essere danneggiate con il contatto umano.
Questa sarà l’unica sezione “viva”. Al primo piano, oltre a una saletta dedicata alle proiezioni e una biblioteca per la consultazione di libri per grandi e piccini, e un teatrino di marionette, sarà costruito un allestimento il cui obiettivo sarà di sensibilizzare il pubblico, con progetti che cambieranno periodicamentegli, sugli impatti ambientali a carico della biodiversità. Si partirà con le plastiche nel mare. Emblematico e a effetto il soffitto pieno di modelli di pesci e organismi mescolati a lattine e rifiuti. «Nel mare ci sono dei grandi vortici, dove le correnti hanno bassa intensità, con enormi quantità di plastiche di tutti i tipi: lenze, bottiglie, sacchetti e quant’altro - spiega Spoto -. Si frammentano anche in particelle, le “microlitter”, confuse ad esempio dai gamberetti con il plancton. Rientrano quindi nel ciclo alimentare marino, arrivando fino a noi, e contengono varie sostanze chimiche che hanno effetto sulla salute, come gli ftalati, con cui la plastica viene mantenuta morbida. Le stesse tartarughe ingeriscono sacchetti, pensando invece siano meduse, rischiando così di soffocarsi. In questa sala ci sarà dunque la simulazione del vortice tra organismi e rifiuti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo