Il cacciatore di tesori sommersi con il cuore ancorato a Trieste

Claudio Bonifacio, giramondo dal 1971, si occupa da 34 anni del recupero di antichi galeoni dispersi. La prossima sfida lo porterà al largo delle Bahamas

TRIESTE È un vero e proprio cacciatore di tesori e antiche navi in tutto il mondo e ora si prepara a una nuova avventura, per recuperare un “carico” di galeoni alle Bahamas, dove dal 1999 nessuna spedizione viene consentita. Claudio Bonifacio, triestino, all’estero dal 1971, ha vissuto alle Canarie, in Portogallo e in America latina e, al momento, abita a Siviglia. Negli anni è stato protagonista di tanti ritrovamenti sotto la superficie del mare, al largo di diversi continenti, e adesso per l’appunto tornerà oltreoceano, parte attiva del progetto internazionale chiamato “P08”.



«È davvero unico – spiega – perché porta la tecnologia cosiddetta blockchain all’archeologia marina: l’uso della criptovaluta per digitalizzare l’artefatto recuperato, la registrazione e l’autenticazione dei preziosi manufatti. In questa prima fase embrionale sono coinvolte 10 persone, ma a pieno funzionamento si potrebbe arrivare a 70. Il mio ruolo consiste nel portare la mia esperienza di 34 anni nel campo delle ricerche storiche, mettendo sulla carta nautica la famosa “X” del tesoro, basandomi su anni di studi, e nel coordinare le future operazioni marittime. Già nel 1993 ho partecipato a un progetto di una società statunitense, per la localizzazione e il recupero di relitti alle Bahamas. Allora si ottenevano senza difficoltà i dovuti permessi dalle autorità competenti. E l’altro dato importante della ricerca attuale è proprio questo – sottolinea – cioè la possibilità di tornare in quella zona. Lì è dal 1999 che non si concedono permessi di ricupero. Esiste anche una moratoria, un limite in parte dovuto agli abusi riscontrati in occasione di precedenti lavori, che, in particolare negli anni ’70 e ’80, non favorirono lo Stato locale. “P08” è l’unica società ad aver ottenuto un permesso dal ’99, ed è per questo che si intraprenderanno progetti in quelle acque territoriali senza problemi».



Ma cosa ci si aspetta di trovare sott’acqua? «Monete, lingotti, smeraldi, cimeli, resti di antiche culture del Sud America, porcellane cinesi Ming, oggetti della vita quotidiana di bordo, altri destinati a quei tempi all’alta nobiltà spagnola, e altri ancora di prevalente valore scientifico. Reperti che contribuiranno a farci conoscere meglio il passato storico e culturale di diversi popoli. Le Bahamas – ricorda sempre Bonifacio – sono state già dal primo viaggio di Cristoforo Colombo un punto di transito, tanto all’andata come al ritorno, per l’Europa. Dall’Avana le flotte combinate di Nuova Spagna, México e Centro America, e Terra Ferma, Perù, Bolivia, Colombia ed Ecuador, si univano nel porto cubano e intraprendevano il lungo e pericoloso viaggio di ritorno per la Spagna, prima Siviglia e poi Cadice. Le navi erano obbligate a passare per lo Stretto della Florida, chiamato dagli spagnoli Canal de Bahama. In caso di improvvisi uragani era come un imbuto, con poco spazio per fronteggiare il brutto tempo. Quindi molte sono naufragate sulla costa e vicino a Florida o Bahamas, soprattutto tra Great Bahama Bank al Sud e Matanilla Shoal all’estremo Nord. Tutta quest’area è piena zeppa di naufragi dorati».

Acque spesso cristalline e paesaggi paradisiaci, un territorio che nasconde però più di qualche insidia: «Per quanto riguarda le difficoltà che si possono presentare, il grande nemico sarà indubbiamente il meteo. Le Bahamas sono spesso colpite da violenti uragani. Anticamente la stagione durava da settembre a ottobre, ma il cambio climatico ha protratto il rischio da luglio fino a novembre. Questo obbliga a controllare costantemente i bollettini meteorologici, che comunque sono parte essenziale del lavoro. Intanto – anticipa Bonifacio – presenteremo i documenti formali al governo delle Bahamas quest’anno, quindi passeremo al setaccio quell’area specifica. Qui metteremo a frutto la nostra applicazione, il Mads, Maritime Artifact Data System, per individuare la posizione esatta del relitto. Poi sarà il turno dei sub e del nostro team di recupero nell’area, previsto nel primo trimestre del 2019. È difficile stimare quanto tempo impiegherà il progetto per concludersi. Dovremo dare un’occhiata più da vicino al sito del naufragio e vedere che tipo di sfide potremmo affrontare».

Tante esperienze vissute un po’ ovunque, quelle di Bonifacio, che tempo fa le ha raccolte anche in un libro. Ma quali ricorda con più piacere? «Ce ne sono moltissime, è difficile scegliere. Un’esperienza che comunque mi ha regalato grandi soddisfazioni è legata a una ditta cubana, fondata da Fidel Castro. Durante due anni di impegno all’Avana, facendo lunghe ricerche negli archivi, grazie ai miei studi e ai miei dati, è stato ritrovato un galeone, Rosario, del 1590, con un notevole tesoro conservato all’interno».

Un vero giramondo, Bonifacio, ma con l’animo sempre ancorato alla città natale. «Sono via da tanti anni, ma sono orgoglioso di portare sempre alta la bandiera della mia amata Trieste ovunque».

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