Il boom del Prosecco “traina” la corsa alle bollicine

Sempre più viticoltori del Carso scelgono di spumantizzare i loro prodotti di punta per soddisfare il mercato. Vitovska, Malvasia e Glera gli esperimenti più riusciti
Vendemmia in un'azienda vitivinicola del Friuli Venezia Giulia
Vendemmia in un'azienda vitivinicola del Friuli Venezia Giulia

TRIESTE. È il classico caso di metonimia, la figura retorica che utilizza la parte per indicare il tutto. Dici Prosecco e pensi all’universo delle bollicine. All’estero, in particolare, qualsiasi “frizzantino” viene associato al Prosecco. La forza di questo brand, cioè, è tale da indicare l'intera categoria merceologica del vino mosso. Ma in realtà non tutte le bollicine sono Prosecco. Lo sanno bene anche i viticoltori del Carso che, per venire incontro alle richieste dei consumatori e specialmente degli irrriducibili dell’aperitivo, negli ultimi anni hanno iniziato a vinificare “in mosso” le proprie uve, pure quelle autoctone: Vitovska, Malvasia e Glera per la maggior parte, qualche punta di Terrano e Chardonnay. Il motivo? Diversificare la propria gamma per l'ingente richiesta da parte del mercato.

 

Collio, sarà l’annata dei vini aromatici
Vendemmia tra i vigneti del Collio

 

A confermare questa nuova tendenza è anche la Coldiretti Fvg. «Ormai è consolidato: tutto quello che è bollicine funziona - afferma il presidente Dario Ermacora -. Ormai è una tendenza trascinata dal fenomeno Prosecco. C'è dappertutto, anche nel resto del Fvg». Ma perché piacciono tanto le bollicine? «Perché sono prodotti facili innanzitutto - risponde Ermacora -. Si avvicina alle bollicine anche chi magari non beveva vino, costano relativamente, quindi è un prodotto alla portata di tutti, anche dal punto di vista organolettico. E poi per le stesse ragioni si sta esportando sempre di più, nei Paesi dove non c'è grande tradizione del vino, vedi la Russia, o altri emergenti per il mercato come la Cina. E di conseguenza - conclude Ermacora - trascina un po' tutte le bollicine. La stima del Prosecco è sui 400milioni di bottiglie per arrivare nel 2020 al 50% in più. E questo effetto si ribalta sulle altre bollicine».

I primissimi a intuire questa risorsa sono stati molti anni fa i precursori Edi Kante, Euro Parovel e Devan Sancin, e altri come Giuseppe Colja che per molti anni ha prodotto a Samatorza bollicine di Vitovksa e Malvasia alla spina, ma che da quest'anno ha iniziato a imbottigliarle, duemila per la precisione, con l'etichetta “JC Brut”.

 

Viticoltori del Carso furiosi: «La Regione ci discrimina»
20090825 - TORINO - FIN - VINO: CIA;E' VENDEMMIA-MANIA, APPASSIONATI IN LISTA D'ATTESA. La vendemmia di Chardonnay stamattina 25 Agosto 2009. Prendere parte alle operazioni di vendemmia e vinificazione sta diventando una moda. Lo afferma la Cia 'Confederazione Italiana Agricoltori' sottolineando che ''migliaia sono le richieste di ospitalita' di appassionati e curiosi ai titolari di aziende vitivinicole, tanto da rendere ..necessarie vere e proprie liste di attesa''. Si tratta principalmente di donne, professionisti di altri settori, curiosi, apprendisti sommelier e potenziali futuri imprenditori del settore. In cima alla lista delle preferenze le richieste di ospitalita' presso aziende che producono prosecco, ma sono molte anche per i vini marchigiani, pugliesi oltre che toscani. ANSA/TONINO DI MARCO/i51

 

Da Bagnoli a Medeazza risultano una decina i produttori che si sono dati alle bollicine negli ultimi due anni, secondo una stima del perito agrario Stefano Rosati della Kmecka Zveza (Associazione agricoltori). Tra loro compare Edi Zobec, che con i suoi vigneti sotto Contovello produce delle bollicine con un uvaggio che lascia fermentare sui lieviti per sei mesi e mezzo e che offre nel suo agriturismo a Bagnoli. C’è poi il giovane Daniele Odoni a Longera e Paolo Pernarcich a Medeazza. E così tanti altri che negli ultimi tre anni hanno preso questa via.

Da sei anni Sandi Skerk sta sperimentando «attraverso diversi modi di rifermentazione - specifica - sempre in maniera naturale», la Glera dei suoi vitigni posti sopra Miramare, ma che non saranno in commercio prima di un anno. Skerk però non segue il trend: «La Glera è un vitigno storico del Carso - spiega -, dove già all'epoca si produceva questa bollicina, quindi non facciamo altro che tornare alla tradizione, le piccole aziende come le nostre se seguono la moda sono perdenti, perché prima di uscire con la prima bottiglia ci vogliono circa dieci anni». A fare qualche esperimento pure Rado Kocijancic. C’è poi chi spumantizza il Terrano, ovvero La Bajta. Lo ha messo in commercio l’anno scorso.

Attenzione però a un campanello d’allarme: secondo Ermacora è importante capire il tipo di vitigno che si decide di spumantizzare. «Bisogna essere prudenti - spiega -, rischia di essere un azzardo, se vogliamo spumantizzare tutto a ogni costo. La Vitovska si presta, perché sul Carso l’acidità è sostenuta, la varietà anche ha una bella acidità».

Alt dunque su alcuni vitigni. «Assolutamente da non spumantizzare il Friulano - avverte -, né il Verduzzo, perché ha tannini, rischia di condizionare il risultato del prodotto, che deve essere comunque elegante e abbastanza neutro. Nemmeno il Terrano, che è troppo colorato. Adesso c’è anche la moda del rosato, ma non si presta assolutamente. Sono vini da invecchiamento, quindi c'è necessità di un abbinamento in legno o anche in bottiglia di qualche anno per essere piacevole, diventa una forzatura fare scelte di questo tipo».

«Per noi era una sfida - spiegano però alla Bajta -. È vero che il bianco si presta più alla spumantizzazione da un punto di vista enologico, però il Terrano, avendo proprietà di acidità e una gradazione alcolica bassa, secondo noi è pure molto adatto. E poi è un vitigno autoctono e noi cerchiamo di valorizzare il nostro territorio. Vinifichiamo in bianco il Terrano e poi lo spumantizziamo con metodo classico, quindi diventa di un colore rosé».

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