I tonni rifiutano la libertà E il blitz animalista fallisce
ZARA
Hanno agito di notte per non essere visti e, a bordo di un natante, si sono diretti verso l’impianto di allevamento di tonni rossi situato nelle acque meridionali dell’Isola di Ugliano, nell’Arcipelago di Zara. Qui hanno reciso le fumi e aperto gli ingressi di tutte le gabbie nell’intento di liberare i tonni, un’azione che avrebbe procurato un danno economico all’azienda titolare dell’impianto, la zaratina Kali Tune. I pesci, ormai da tempo in cattività e abituati a precisi orari nel pasteggiare, hanno preferito però restare nelle loro dimore: nessuno di essi è fuggito, cosicché i danni all’azienda risultano irrilevanti. Dalla Kali Tune è partita subito una denuncia contro ignoti, mentre la polizia si è data immediatamente da fare per risalire all’autore o agli autori dell’episodio.
Ma dopo poche ore, su Internet, si è fatta viva l’associazione internazionale Animal Liberation Front, organizzazione che si batte per la tutela degli animali e che si dice essere tra le più “radicali” in questo campo. Ha rivendicato il sabotaggio, chiamiamolo così, annunciando che ve ne saranno altri «fino a quando tutte le strutture non saranno aperte e i tonni fuggiti via». Sempre su Internet, gli anonimi esponenti di Alf hanno dichiarato di avere portato a termine una similare azione nelle acque di Malta, con i tonni che hanno però riguadagnato il mare aperto. Il danno al proprietario dell’impianto, in quella occasione, è stato di circa 100mila euro. «Ci siamo e ci saremo contro questa industria che non ha pietà verso nessuno – così il messaggio degli animalisti –: non ci fermeremo fino a quando non svuoteremo gli impianti di maricoltura, dando la libertà a tutti i pesci».
Gli animalisti hanno fatto male i conti a Zara, poichè i tonni non ne hanno voluto sapere di uscire. Secondo gli esperti, il pesce allevato non riesce a procurarsi cibo da solo e sa a memoria l’orario dei pasti, il che accade anche per i pesci selvatici, lesti nell’aggirarsi attorno a gabbie e vasche d’allevamento quando il cibo viene calato in acqua. Gli investigatori, come pure i proprietari di strutture di allevamento concernenti branzini e orate, si chiedono ora se le minacce degli animalisti riguarderanno tutti gli impianti o solo quelli contenenti tonni. A causa della crisi, in Croazia gli allevatori di tonni rossi sono passati da sette agli attuali due, con produzione annua calata da 5 a 3mila e 600 tonnellate. Tutta la produzione è destinata al mercato giapponese.
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