I sindacati di polizia: «Il Cie di Gradisca va chiuso»

Il Silp–Cgil: «È una polveriera. Va sostituito da un centro di accoglienza più consono sia in termini di sicurezza per l’attività di vigilanza, sia per la vivibilità degli ospiti trattenuti».
Bumbaca Gorizia 12.08.2013 Gradisca rivolta al CIE Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 12.08.2013 Gradisca rivolta al CIE Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Il Silp per la Cgil di Gorizia denuncia ancora una volta l’evidente inadeguatezza della struttura detentiva che accoglie i cittadini extracomunitari in attesa di rimpatrio nella città di Gradisca d’Isonzo. Dopo circa cinque mesi di relativa normalità, considerate anche le misure straordinarie adottate dal Questore di Gorizia che ha introdotto parte del contingente di vigilanza all’interno delle aree comuni, nuove proteste si sono scatenate all’interno del Cie di Gradisca, a seguito delle quali alcuni ospiti della struttura si sono infortunati. Uno di questi versa in gravi condizioni presso l’Ospedale di Cattinara, dopo essere scivolato dal tetto. Il Silp per la Cgil ribadisce che i Cie, così come concepiti, non rappresentano la soluzione al fenomeno immigrazione clandestina, ma gli stessi vanno sostituiti con i Centri di accoglienza, più modesti in termini di capienza (60-70 clandestini), e presenti in tutte le province. Del resto, il Silp per la Cgil non può essere tacciato per un sindacato che lancia il sasso e poi nasconde la mano: queste cose le ha dette già molte volte a mezzo stampa (almeno una decina), di fronte ad una platea sorda e a volte incompetente che non ha compreso appieno quali siano le criticità sotto il profilo dell’ordine pubblico in una delle province più piccole d’Italia.

Dopo l’istituzione del Centro di trattenimento di Gradisca d’Isonzo nell’anno 2006, con una capienza massima di 250 posti circa, fin dai primi anni è stato dimostrato che quella struttura non solo è costata centinaia di milioni di euro per la gestione, per la riparazione dei danni provocati dai clandestini durante le innumerevoli rivolte e per le scorte destinate al rimpatrio, ma non ha garantito l’espulsione certa dei cittadini extracomunitari.

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