I pasti dei dipendenti tornano in giunta
TRIESTE. Sull’indennità di mensa non riescono proprio a mettersi d’accordo. E, di conseguenza, nemmeno sul resto. Regione e sindacati, tuttavia, non rompono. «Roberto Finardi, il direttore generale, ritornerà in giunta per verificare se i paletti possono essere meno rigidi», fanno sapere le categorie al termine dell’incontro di ieri, l’ennesimo, su premi produzione e nuove regole in materia di buoni pasto e orari dei dipendenti regionali. Nessuno lo dice apertamente tra i rappresentanti dei lavoratori, ma la sensazione è che la giunta abbia impartito direttive troppo penalizzanti. «Il decisionismo di Serracchiani può essere solo un’opinione - commenta Andrea Fumis (Cgil) -. Quello che conta davvero è che, se Finardi torna in giunta, da qualche parte gli scogli ci sono».
Gli scogli rimangono quelli delle ultime settimane. Innanzitutto il quadro: la Regione vuole chiudere tutte le partite prima di erogare i premi - 7,3 milioni di integrativo arretrato -, i sindacati chiedono invece di scindere le diverse partite. E, in primis, di portare a casa soldi «dovuti» come sono quelli degli obiettivi raggiunti dal 2011 al 2013. A dividere, sono poi le singole questioni. Ieri, in particolare, di nuovo il caso mensa.
La delegazione di parte pubblica insiste infatti nella proposta di riduzione dell’indennità (gli attuali 11,70 euro aggiunti allo stipendio) a 8,09 euro, sempre cifra lorda. In alternativa, ma si tratta di cambiare metodo, un ticket extra-busta del valore nominale di 7 euro. Anche in questo caso da tassare. Una proposta al ribasso che i sindacati respingono anche dal punto di vista formale. «Si tratta della parte retributiva dell’indennità, non può essere contrattata», precisa Massimo Bevilacqua (Cisl). «È un istituto, non un buono pasto», aggiunge Maurizio Burlo (Uil) evidenziando la differenza normativa rispetto alle regole nazionali che impongono ticket non superiori ai 7 euro.
Tutti sulle barricate, anche le altre sigle, su un intervento, quello che Finardi porta al tavolo sulla base delle indicazioni della giunta, che potrebbe contenere mediamente di una cinquantina di euro al mese la busta paga dei dipendenti di Palazzo. Ma, chiariscono gli stessi sindacati, non si può parlare di rottura. Anzi, il prossimo confronto del direttore generale con l’esecutivo viene letto come una buona notizia. «Lo è - insiste Bevilacqua - dato che Finardi verificherà se è ancora possibile un cambio di parere». Al tavolo, chiariscono anche Fumis e Burlo, «noi intendiamo chiudere al più presto il capitolo dei premi». Il “tesoretto” da distribuire vale qualche centinaio di euro per ciascun anno di arretrati.
Nel 2010 si viaggiava da un tetto massimo di 672 euro per la categoria base, la A, ai 904 euro di un funzionario, categoria D, nel caso limite di raggiungimento del 100% degli obiettivi assegnati. Importi lordi annuali, poi tassati del 48%.
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